Ankara a Parigi: «Pronti a sanzioni economiche»
Il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, ha reagito all’approvazione definitiva, con il voto al Senato nella notte di lunedi’, della legge che punisce il negazionismo del genocidio armeno del 1915, minacciando «tappa dopo tappa» di applicare le «sanzioni previste» contro la Francia. Per ora, non ci sono decisioni concrete, in attesa della promulgazione della legge da parte di Sarkozy. Il presidente ha 15 giorni di tempo per mettere la firma sotto la nuova legge che punisce con un anno di prigione e 45mila euro di multa chi nega il genocidio perpetrato dall’impero ottomano contro gli armeni. Ma l’ambasciatore turco a Parigi, Tashsin Burcuoglu, già richiamato in patria quando la legge era passata all’Assemblea nazionale lo scorso 22 dicembre, prepara la «partenza definitiva» da Parigi. La Turchia, a dicembre, ha già sospeso la collaborazione militare con la Francia e adesso potrebbero esserci sanzioni economiche: gli scambi commerciali tra Francia e Turchia sono di 12 miliardi di euro e la Francia, caso raro, è in attivo. Centinaia di società francesi investono in Turchia, paese che ha una crescita del 9% l’anno. Per Erdogan, la legge francese è «razzista» e «discriminatoria».
Il voto definitivo della legge è la conclusione di una lunga e controversa storia, che da anni spacca i partiti, oltre a dividere giuristi e storici. Il primo passo era stato il voto della legge più corta della Repubblica, nel 2001, quando il socialista Lionel Jospin era primo ministro: «La Francia riconosce il genocidio armeno». Nel 2006 c’era stata una legge analoga a quella approvata ora, passata però solo all’Assemblea e mai al Senato. Poi i socialisti avevano preparato un testo di legge al Senato, respinto nel maggio scorso in commissione e l’Ump, il partito di Sarkozy, ha rilanciato, con una nuova legge, che punisce tutti i genocidi riconosciuti dalla legge. La Francia ne riconosce due: la shoah e gli armeni. Il negazionismo del genocidio degli ebrei è già punito, grazie alla legge Gayssot del ’90, che porta il nome di un deputato del Pcf. Per molti deputati, la nuova legge non fa quindi che colmare una lacuna. Sarkozy ha voluto questa legge, che anche Franà§ois Hollande, candidato socialista all’Eliseo, approva (cosa che rende nulla la corsa al voto dei circa 500mila armeni francesi). Ma molti politici, tra cui Robert Badinter, restano contrari. Anche tra gli storici ci sono molte critiche contro tutte le leggi «di memoria», che trasportano sul piano legale il dibattito della ricerca storica. Per la Turchia la legge francese è un «massacro della libertà di pensiero», ma in realtà ha una legge analoga, anche se di segno opposto: chi definisce «genocidio» il massacro degli armeni del 1915 rischia il carcere, in nome della difesa degli «interessi nazionali fondamentali».
La dura reazione della Turchia è il segno della preoccupazione che, ora, altri paesi approvino leggi analoghe. Negli Usa c’è una discussione simile. Ieri il ministro degli esteri Alain Juppé, che ritiene irresponsabile questa legge, ha lanciato un appello «agli amici turchi». «Tendo loro la mano – ha detto Juppé – noi abbiamo bisogno della Turchia e la Turchia ha bisogno della Francia».
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