Ministro del Welfare all’angolo Monti: basta strappi, ricuciamo

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ROMA – È calato il gelo di Palazzo Chigi sul ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Il premier Mario Monti non ha per nulla condiviso l’ultima esternazione del titolare del Welfare: «O passa la riforma del lavoro, o il governo va a casa». L’ha considerata inopportuna, a dir poco. Soprattutto in questa fase di tensioni politiche interne e di nuove crescenti fibrillazioni sui mercati internazionali, nei quali l’affidabilità  italiana torna ad essere messa in discussione per colpa della mancanza di prospettive di crescita.

E d’altra parte nessun ministro si è schierato con la Fornero.

Non Corrado Passera (Sviluppo economico) che con l’economista piemontese ha già  avuto più d’uno screzio, rimarcando anche ieri che la partita sull’articolo 18 poteva essere giocata diversamente; non Andrea Riccardi (Cooperazione e integrazione) che con evidente imbarazzo ha sostenuto di «non essere in grado di dire quando il governo va a casa o no». Ma anche altri ministri (per esempio quello del Turismo, Piero Gnudi, già  presidente dell’Enel) in conversazioni private, non nascondono le proprie perplessità  sulla gestione del pacchetto lavoro da parte della Fornero. Prima il braccio di ferro con la Cgil, poi la sfida agli industriali e i cambi in corsa del testo sulla riforma del mercato del lavoro con tanto di ricadute sull’arena politica con il Pdl pronto a trasformare in emendamenti le richieste della Confindustria.

Tensioni che hanno depotenziato il “dividendo riforma” che il premier sperava di aggiudicarsi in termini di credibilità  (e forse anche di spread) sulla scena internazionale. Nel suo tour tra la business community asiatica, era il nuovo mercato del lavoro che aveva “venduto”. Il contesto, però, non l’ha aiutato. Tutto da rifare. Monti – descritto come preoccupato da chi gli ha parlato negli ultimi giorni – ora ha bisogno di ricucire gli strappi. Sa che il destino del governo dipende dai partiti che lo sostengono in Parlamento. Domani, pensando alla “fase due”, quella della crescita del Pil, vedrà  i leader della maggioranza, Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini.E sa che sul mercato del lavoro non si può attribuire ai parlamentari una mera funzione notarile. Gli emendamenti che si preparano a presentare i due relatori (Maurizio Castro per il Pdle Tiziano Treu per il Pd) possono essere la via d’uscita. E la Fornero non dovrà  impuntarsi. Anche l’ultimo ritocco alla norma dei licenziamenti disciplinari che allarga le possibilità  del reintegro, ha colto di sorpresa il presidente Monti. «Non lo sapevo. È stato un errore», avrebbe detto ad alcuni suoi interlocutori. I rapporti tra Monti e la presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, continuano ad essere freddissimi, nonostante la ripresa dei contatti. Il presidente del Consiglio imputa al leader degli industriali lo sbaglio di aver espresso le sue critiche alla riforma direttamente agli investitori internazionali con un’intervista al Financial Times.

Nella difficile opera di ricucitura, la Marcegaglia si è impegnata a riconoscere pubblicamente gli eventuali miglioramenti al testo presentato dal governo. E il leader uscente di Confindustria (giovedì il Direttivo di Viale dell’Astronomia voterà  il programma e la squadra del prossimo presidente, Giorgio Squinzi) ha inviato anche al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, un dossier per illustrare le differenze tra l’accordo condiviso a Palazzo Chigi dalle parti sociali, con l’eccezione della Cgil, e il testo del successivo disegno di legge.

Confindustria insiste nel dire che, sulla flessibilità  in entrata e sui licenziamenti disciplinari, ci sia stato uno stravolgimento del patto. La Fornero e la Marcegaglia non si sono nemmeno salutate la scorsa settimana durante l’audizione delle parti sociali davanti alla Commissione Lavoro del Senato. La stessa che si appresterebbe mercoledì – secondo i rumors parlamentari – a votare clamorosamente contro la proposta del ministro di nominare presidente dell’Inail l’attuale commissario straordinario Massimo De Felice, professore a Roma di matematica finanziaria ma soprattutto titolare di una serie di incarichi nel passato e nel presente nel mondo delle assicurazioni (da Intesa Vita del gruppo Intesa Sanpaolo a Alleanza assicurazioni). Una interrogazione bipartisan si domanda se De Felice «non sia un portatore sano di un poderoso conflitto di interesse nel ramo delle assicurazioni private». Il parere delle Commissioni parlamentari non è vincolante, ma avrebbe di certo il valore di un segnale chiaro contro il ministro Fornero.


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