“Siamo tutti reporter” Repubblica lancia l’Academy per reclutare videomaker
ROMA – Il giornalismo di Repubblica assieme alla passione civile dei lettori e alla competenza dei migliori videomaker. Questo è, innanzitutto, Reporter, la nuova sezione del sito rivolta a chiunque sappia raccontare per immagini la realtà . Il primo sito di informazione italiano potenzia la sua offerta video. E vuole farlo con la collaborazione del maggior numero di talenti disponibili. Da scoprire, reclutare e formare. Questo è il senso del progetto che potrà contare sulla collaborazione artistica di Paolo Sorrentino, il pluripremiato regista del Divo e di This Must Be the Place. Semplici cittadini, testimoni di eventi eccezionali o ordinari abusi che vale la pena denunciare. Armati di telecamere o smartphone, per documentare la vita del Paese. Ma anche semi-professionisti, con tecniche e strumenti più sofisticati, che ritengono di avere storie che è importante divulgare. Dall’alluvione di Genova al naufragio della Costa Concordia, dalle vicende di precariato a quelle di corruzione, dalla cronaca breve al racconto lungo. Tutti potranno contribuire, nel primo grande esperimento di crowdsourcing giornalistico del nostro Paese. Sia rispondendo agli appelli tematici che verranno lanciati dal sito, sia con proposte autonome che la redazione valuterà . Per caricare i video sulla piattaforma realizzata con la collaborazione tecnica di TheBlogTv, una social media company attiva in vari Paesi europei, sarà sufficiente una semplice registrazione. Come succede nel caso di iReport di Cnn o in Have Your Say di Bbc. I filmati selezionati per la pubblicazione verranno retribuiti. I collaboratori più assidui e apprezzati verranno segnalati in una speciale classifica di popolarità . Un’alleanza, tutta da sperimentare, tra il citizen journalism che cresce nella società , i più bravi operatori in circolazione e l’esperienza dei giornalisti del quotidiano.
Reporter avrà al suo interno anche una scuola. Si chiamerà Repubblica Academy, e sarà un corso avanzato di videogiornalismo i circa sei mesi, che si ripeterà ogni anno. Consisterà in una decina di lezioni tenute dai migliori professionisti delle tecniche di ripresa e di montaggio, sino allo storytelling multimediale. La prima e l’ultima lezione saranno fatte dal vivo mentre le altre saranno online. I 20 partecipanti saranno selezionati tra i videomaker che manderanno i loro video (inchieste, reportage, videocronache di viaggi) a partire da oggi e per circa un mese. Verranno scelte le persone che presenteranno i contenuti più meritevoli e si terrà conto di un’equa distribuzione sul territorio nazionale, in modo da costituire una sorta di rete informale di videocorrispondenti disseminati lungo la penisola e da attivare al bisogno. Il corso è gratuito e, durante e dopo, sarà richiesto agli allievi di produrre una serie concordata di servizi video per il sito del giornale. L’idea è quella di attrarre nell’orbita di Repubblica i migliori videomaker e creare un vero e proprio vivaio di reporter in grado di “girare” autonomamente oppure in supporto dei cronisti del giornale. Il corso e l’intero progetto si avvarranno della preziosa collaborazione artistica di Sorrentino. Oltre a una lectio magistralis sull’estetica del racconto per immagini, il regista potrà contribuire alla scelta degli altri docenti e alla selezione, al termine delle lezioni, dei video più belli. Sorrentino suggerirà anche temi e idee che gli studenti potranno sviluppare. L’auspicio è che, oltre a lui, Reporter possa diventare presto un punto di riferimento anche per i migliori autori del “cinema verità “. La comunità dei documentaristi italiani fatica sempre a trovare sbocchi per la propria produzione. Da oggi ha una possibilità in più.
Related Articles
Quei cronisti senza nome nel mirino per una notizia
Sanno troppo, scrivono tutto E pagano per questo Minacce, auto in fiamme, proiettili. Soprattutto in Calabria, ma dal Sud al Nord sono più di cento i giornalisti che rischiano la vita perché fanno il loro mestiere. Ecco le loro storie
Il doppio legame che soffoca Wikileaks
Il maggior rischio per Julian Assange non è la sua cattura da parte di Scotland Yard, ma che leghi Wikileaks al suo destino. Possibilità che avrebbe molte spiegazioni. In fondo è stato l’hacker australiano a mettere in piedi il gruppo di informatici e mediattivisti che ha preso il nome Wikileaks; è stato inoltre Assange a studiare le forme di finanziamento all’organizzazione.
Dallo scandalo agli interrogatori l’anno orribile dello Squalo