Divise d’oro in Sicilia soldi alle radio in Friuli così si bruciano 64 milioni

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ROMA — È la mappa di un’Italia del malcostume. Carta politica delle Regioni con rupe. Quella nella quale sono precipitati e scomparsi, in un solo anno, oltre 64 milioni di euro di finanziamento pubblico destinato ai gruppi che affollano i consigli regionali. Nella classifica (qui di fianco) spiccano gli oltre 12 milioni della Sicilia e i 7,5 del Piemonte. È il bacino in cui hanno potuto proliferare le spese fuori controllo del sistema “Batman” Fiorito, come sta emergendo da Nord a Sud, molto più diffuso di quanto si potesse sospettare. Una goccia, questi budget a sei zeri assegnati ai gruppi e dunque ai partiti, rispetto agli 830 milioni che servono ogni anno per mantenere giunte e Consigli, cioè le macchine istituzionali delle Regioni. Ma sufficienti — non sempre per fortuna — ad alimentare la malapolitica.
I MILLE RIVOLI DI SPESE E FAVORI
Si chiamano contributi, si legge fondi a perdere. L’utilizzo di quelle somme spropositate è avvenuto a norma di legge, sulla carta. Le ricevute sono state regolarmente depositate, era così anche nel Lazio. Il fatto è che tanto nessuno le controlla. E basta scorrere quelle pseudo pezze giustificative per imbattersi in parcelle stratosferiche destinate a consulenti fidati, in cene lussuose in ristoranti rinomati, in auto prese a noleggio, in finanziamenti a società  amiche, quando non in comparsate televisive sulle emittenti locali. A inizio anno, la Corte dei Conti ha parlato degli sprechi generati dalle venti Regioni italiane, di cui i soldi alla politica sono una fetta, come di uno buco «grande come l’evasione fiscale». Tra malasanità , appalti, corsi di formazione. Il bubbone, neanche a dirlo, si annida soprattutto nelle Regioni a statuto speciale. E molto spesso in quelle meridionali. Ma non solo quelle, come si vedrà .
Scorrono a fiumi i milioni che sostengono la politica siciliana, dietro la diga dello Statuto autonomista. Da un lato, le consulenze da record della giunta Lombardo: novecento incarichi nei quattro anni e mezzo di legislatura, per una spesa di 8,5 milioni di euro. Dall’altro lato, i numeri da primato dell’Ars, il consiglio
regionale che in Italia ha il budget più consistente: quasi 170 milioni di euro. L’Assemblea regionale costa a ogni contribuente cinque volte più del consiglio regionale lombardo e due volte quello laziale. La Sicilia è al top della classifica delle regioni italiane anche per quel che riguarda i trasferimenti ai gruppi parlamentari: 12,6 milioni di euro l’anno. Fatto salvo il Lazio, nessun altro consiglio regionale regge il confronto: in Piemonte i gruppi ricevono 7,5 milioni, in Sardegna sei. Per ogni gruppo parlamentare, in Sicilia, ci sono tre tipi di contributo: per pagare una parte del personale, un altro per le “spese di funzionamento” pari a 3.750 euro (al mese) per ogni deputato che ne fa parte. L’altro, infine, da 4.178 euro (sempre al mese) per i cosiddetti portaborse, che vengono poi girati ai singoli consiglieri (in Sicilia si chiamano onorevoli). Questa voce fa lievitare i compensi dei parlamentari siciliani sino a 15 mila euro al mese, fatte salve le indennità  relative alle numerose cariche aggiuntive. Come quelle che spettano ai presidenti delle commissioni, inclusa la mitica “commissione per la qualità  della legislazione” che nei primi cinque mesi del 2012 ha lavorato 50 minuti in tutto, dieci ogni mese. Eppure i 4 componenti dell’ufficio di presidenza hanno preso regolarmente un’indennità  aggiuntiva: tremila euro in più per il presidente Orazio Ragusa, 746 per i due vice.
Nel bilancio dell’Ars continuano a viaggiare spesucce non di poco conto: come i 3-60 mila euro per le divise dei 160 commessi. Soldi stanziati per acquistare nuove uniformi e per garantire un assegno fisso da 700 euro elargito a ogni commesso per acquistare calze e camicie.
LA CARICA DEI RACCOMANDATI IN CAMPANIA
Ci sono poi regali e sprechi “travestiti” da incarichi. E incarnati nella figura di anonimi dipendenti del consiglio regionale.
In Campania sta per implodere il caso «comandati »: ovvero, una spesa aggiuntiva che vale 6 milioni di euro l’anno. Sono 120 persone (già  decurtate dalla gestione Caldoro, rispetto al passato: erano infatti 1-80) chiamate dai rispettivi amici o colleghi di partito da alcuni enti pubblici (società  regionali per l’ambiente o i rifiuti, enti di trasporto, comunità  montane) per trasferirsi negli uffici dell’assemblea. Non di rado, si tratta di figure assunte negli stessi uffici d’origine dietro sponsorizzazioni politiche con il fine preordinato di farle finire nelle stanze del Centro direzionale. L’ingresso dei «comandati » a Palazzo pesa due volte sull’assemblea. Primo: perché i loro stipendi non sono più versati dall’ente di appartenenza ma sono a completo carico della Regione. Secondo: perché alla paga originaria viene aggiunto il cosiddetto
salario accessorio. Una paga ulteriore che varia dai 500 ai 1300 euro al mese, cioè da un minimo di 8.300 euro ad un massimo di 37mila e 225 euro l’anno.
Mercoledì dovrebbe essere discusso in aula l’emendamento, voluto dal governatore Caldoro, sulla riduzione dei «comandati ». Passerà ?
CONSIGLIERI PAGATI DA MANAGER
Una recente inchiesta del “Sole24ore” ha stimato in 1.111 i consiglieri regionali, capaci di pesare sui conti delle casse pubbliche quasi 743 mila euro all’anno. Mettendo nel conto i costi di funzionamento dei consigli. Ognuno di loro quanto un manager di alto livello. Il problema non è solo il costo “istituzionale” da 830 milioni di euro degli organi politici delle Regioni. Ma come vengono utilizzati i soldi. A Bologna, per esempio quasi tutti i gruppi attingevano alla cassaforte per pagare le comparsate sulle tv private dei consiglieri. Ma non solo. È stato stimato in 4,9 milioni il budget a disposizione dei gruppi dell’assemblea presieduta da Matteo Richetti e ripartito in base al numero dei consiglieri. Per far cosa? Il Pdl si è distinto per il singolare record di biglietti di auguri e regali, la Lega e Sel hanno raggiunto il record di spesa media a testa per telefonino: 700 euro al mese. Sempre il Carroccio avrebbe speso 22 mila euro a consigliere per viaggi, a fronte degli 8.600 euro dei loro colleghi Pd. Democratici che lì la fanno da padrone e spendono 258 mila euro per il personale del gruppo e ben 164 mila per le consulenze.
IL NORD POCO VIRTUOSO
In Piemonte, se è per questo, la torta è ancora più grande. Dato che nel febbraio scorso i partiti regionali hanno incassato 17 milioni di euro a titolo di rimborsi per le elezioni 2010, in cima il Pdl con 904 mila euro. E non fa eccezione nemmeno il virtuoso Nordest. Si prenda ad esempio il Friuli, dove nel 2011 sono stati impiegati 430 mila euro di fondi regionali in favore di una radio privato per la promozione turistica del territorio o i 6-0 mila euro per un’associazione di ginnastica di Trieste. Poi ci sarebbe il Pirellone di Formigoni, con un occhio sempre di riguardo per gli amici di Cl. Nei suoi 12 anni in Regione al Meeting di Rimini sono stati garantiti 2 milioni, solo quest’anno 70 mila euro. Un anno fa il Consiglio regionale lombardo, che costa già  71 milioni di euro, ha pure forzato la cassa rivendicando un milione in più per far fronte a vitalizi, portaborse e consulenti con tanto di nota spese esibita in calce. In una corsa infinita alla spesa che solo adesso, sulla scia degli scandali, forse, inizierà  a rallentare.


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