Finmeccanica, Orsi non si dimette “Solo se me lo chiede il governo”

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MILANO — Di suo non intende dimettersi. Anzi, è deciso a difendersi dall’inchiesta per dimostrare la sua estraneità  alle accuse che gli sono state mosse. «A meno che non sia il governo a chiederlo esplicitamente, allora in questo caso è disponibile al passo indietro».
Giuseppe Orsi, presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, sfida il governo. Si proclama innocente e non prende in considerazione di farsi da
parte. Anche perché, come ha spiegato ieri il suo avvocato Ennio Amodio, esisterebbe «un ambiente che sta mirando a far sì che Orsi pressato da ogni parte, dia le dimissioni». È stato il legale milanese a parlare per il suo assistito. Una linea difensiva che potrebbe essere così riassunta: se il governo, titolare attraverso il Tesoro del 34% di Finmeccanica, intende sostituirlo, lo farà  sulla base di ipotesi di reati che non hanno fondamento.
Questo spiega come mai, dopo un fine settimana in cui si sono inseguite le voci che vogliono sia il premier Mario Monti, sia il titolare del ministero dell’Economia Vittorio Grilli sempre più distanti da Orsi, al punto da rivolgere inviti impliciti a dimettersi, l’avvocato Amodio abbia chiamato i cronisti per spiegare, dal punto di vista, come stanno le cose. «Un clamoroso abbaglio »: così viene definita l’inchiesta che vede Orsi indagato a Busto Arsizio per corruzione internazionale e finanziamento illecito dei partiti. Amodio lo sostiene dopo aver visionato «una corposa mole di documentazione» depositata dai pm di Napoli nell’ambito dell’inchiesta Lavitola. Dalle carte emergerebbero errori: si parla di una fornitura di Agusta “119” mentre l’appalto sotto inchiesta riguarda 12 elicottero “101”. E anche il presunto finanziamento alla Lega, secondo Amodio, «è rimasto privo completamente di riscontro». Tanto che ora Orsi intende procedere contro l’ex responsabile delle relazioni pubbliche Lorenzo Borgogni che ha mosso le accuse.
Nella documentazione rientrano delle intercettazioni ambientali tra il segretario della Lega, Roberto Maroni, e Orsi, dopo la sua nomina, che sarebbe «improntata da un rapporto certamente amicale» in cui il manager, in sostanza, dice: «Io non sono mai stato della Lega» e l’ex ministro, ribatte: «Noi ti abbiamo dato un sostegno perché sei una persona molto qualificata». Nella stessa telefonata, fa notare la difesa di Orsi, nulla si dice sugli ipotizzati 10 milioni girati alla Lega, ma solo dell’offerta a Maroni di trascorrere alcuni giorni in un appartamento di Orsi in Alta Badia.
Intanto emergono nuovi particolare sulla vendita della controllata di Finmeccanica, Ansaldo Energia: l’offerta delle Cdp e di un terzetto di imprenditori sarebbe, per ora, solo per un 27% del capitale, per non superare la quota del 30% che permetterebbe al fondo americano First Capital di esercitare la prelazione. Per l’altro 27% si sta lavorando a una seconda cordata di imprenditori italiani che emergerebbe in una seconda fase.


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