Elkann: fusione avviata tra Fiat e Chrysler
TORINO — L’operazione fusione è partita. Lo garantisce John Elkann a margine dell’assemblea Exor che ieri mattina ha trasformato in azioni ordinarie le privilegiate e le risparmio. La dichiarazione del presidente della Fiat è molto chiara: «Non c’è dubbio che quello tra Fiat e Chrysler è un processo avviato e che c’è un grande beneficio a poter aumentare l’integrazione».
Difficile dire quali saranno i tempi di quel processo. Tanto che la dichiarazione di Elkann suona anche come incoraggiamento a Sergio Marchionne in una trattativa che non si presenta certo semplice con il fondo pensioni americano Veba ancora oggi titolare del 41,5 per cento della casa di Detroit. Proprio due giorni fa a Ginevra lo stesso Marchionne aveva annunciato che i tempi rischiano di allungarsi. Il tribunale del Delaware che deve dirimere la controversia tra Fiat e Veba sul valore delle azioni ha annunciato una proroga di due mesi della causa che si concluderà dunque a giugno.
La famiglia sembra comunque intenzionata ad andare fino in fondo e giungere alla fusione attraverso l’acquisto delle azioni e non passando per una Ipo. Torino preferisce la fusione non solo perché spera di spendere meno ma anche perché una quotazione in Borsa renderebbe molto costoso conquistare il 100 per cento della società di Detroit.
Curiosamente, a un solo chilometro di distanza dalla sede dell’assemblea dei soci Exor si svolge in questi giorni l’incontro internazionale dei sindacati dell’auto. Alla riunione partecipano anche i dirigenti del sindacato di Detroit, lo Uaw, che possiede il fondo pensionistico Veba. Elkann ha smentito che si siano svolti in queste ore incontri tra i vertici del Lingotto e i dirigenti sindacali americani in vista della fusione con Chrysler.
Il presidente di Exor ha anche risposto a Diego Della Valle che ieri su Repubblica aveva proposto lo scioglimento anticipato del patto di sindacato che regge Rcs. Questione particolarmente delicata visto il difficile momento che attraversa il settore dell’editoria. Lo scioglimento non sembra essere nei progetti degli Agnelli: «Io parlo di cose serie… l’ipotesi non è assolutamente all’ordine del giorno», dice Elkann. E aggiunge che «in un momento difficile per l’editoria è importante da parte degli azionisti avere senso di responsabilità e stare vicino alla società ». Parole che sembrano confermare l’intenzione della famiglia di Torino di partecipare a un aumento di capitale. Anche se, aggiunge prudentemente Elkann, «il cda si riunirà il 27 marzo e presenterà un piano per la parte finanziaria. Fino a quel momento non abbiamo elementi per fare valutazioni».
Related Articles
50 mila firme per il reddito minimo Ora la proposta di legge c’è
Costa 10 miliardi di euro all’anno, 600 euro al mese ai precari. Ferrajoli e Rodotà : «Dopo l’aborto e il divorzio, è una misura di dignità »
Privatizzazioni e professioni, si cambia
Vendite più rapide sul mercato. Entro sei mesi una svolta sulle liberalizzazioni
La Bce promuove il voto sulla manovra