Egitto, il primo governo del dopo-Morsi Gli islamisti: “Non lo riconosceremo mai”

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GERUSALEMME — Incuranti delle maledizioni e degli anatemi della Fratellanza islamica, i ministri del nuovo governo egiziano hanno giurato ieri nelle mani del presidente ad interim Adly Mansour. Un governo civile per l’Egitto dopo il “colpo di mano” che lo scorso 3 luglio ha detronizzato il presidente islamista Mohammed Morsi che mette fine a una fase politica estremamente delicata, segnata dalle violente proteste animate dalla Piazza islamica, che l’altra notte hanno provocato sette morti e oltre duecento feriti al Cairo.
Nel nuovo governo guidato da Hezem Beblawi ci sono tre donne, tra le quali una cristiana copta così come altri due colleghi. A una delle tre, Maha el-Rabat, il premier ha affidato il dicastero della Sanità. Il capo dell’esercito, Abdel Fattah al-Sissi, che aveva guidato il golpe che ha messo fine alla presidenza di Morsi, è ministro della Difesa e primo vice ministro. Agli Esteri va Nabil Fahmy, ex ambasciatore del Cairo a Washington, mentre all’Interno resta Mohammed Ibrahim, che aveva lo stesso incarico nel governo precedente. Tra i nuovi ministri c’è anche un’icona del calcio egiziano, Taher Abu Zeid, ex centrocampista della squadra el-Ahly del Cairo e giocatore in nazionale negli anni Ottanta, al quale è stato affidato il dicastero della Gioventù.
«Illegittimo», tuonano i leader della Fratellanza musulmana che hanno respinto anche un’offerta dell’ultima di ora di entrare nel nuovo esecutivo in nome del «dialogo nazionale» invocato dalla presidenza.
«E’ un governo illegittimo, con un primo ministro illegittimo e un gabinetto illegittimo », ripete il portavoce Gehad El-Haddad: «Non riconosceremo mai l’autorità di nessuno dei suoi membri».
La Confraternita ha deciso di mantenere il presidio davanti la moschea Rabaa al Adawiya a Nasr City, ma nonostante la mobilitazione la folla
islamica comincia a essere meno numerosa. I leader della Fratellanza o sono in carcere o sono ricercati, le sedi chiuse dalla polizia o bruciate durante le proteste, la presa sulla piazza non è più la stessa. Ma il rifiuto netto della Fratellanza a riconoscere la legittimità del nuovo governo non fa sperare niente di buono per le prossime notti, come dimostrano gli incidenti terminati con 7 morti, 261 feriti, 401 militanti islamisti in manette. Queste violenze sono state le prime nella capitale dall’8 luglio, quando erano morti 55 militanti islamici in un tentativo di assalto al quartier generale della Guardia repubblicana.
Per venerdì, intanto, il “Fronte 30 giugno”, che raccoglie i movimenti che hanno dato vita alla rivolta anti-Morsi, hanno chiamato a raccolta i propri sostenitori «per proteggere i risultati della rivoluzione 2».


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