Missili sotto i sacchi di zucchero Il giallo della nave nordcoreana

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WASHINGTON — La Casa Bianca vuole da tempo rendere meno tesi i rapporti con Cuba, ma al Congresso c’è chi non è d’accordo e frena. Bisticcio sul quale cade perfetta la bizzarra storia della «Chong Chon Gang», nave nord-coreana bloccata nel porto di Manzanillo, Panama. Nelle stive, nascosto sotto oltre 200 mila sacchi di zucchero, un carico di armi provenienti dall’Avana. Materiale «stagionato», risalente agli anni 60, che starebbe bene in un museo e invece è al centro di un caso internazionale.

Come in ogni storia di spionaggio ci sono i satelliti che tutto vedono. Ed uno di questi segue da giorni i movimenti del cargo. La «Chong Chon Gang», costruita 36 anni fa, è parte di una flottiglia usata da Pyongyang per i suoi traffici, più o meno puliti. Nel 2010 l’hanno fermata in Ucraina dopo aver trovato a bordo qualche proiettile e della droga. L’anno prima era stata protagonista di un episodio sotto le coste somale.

Partito, il 12 aprile, dal porto russo di Nakhodka (Estremo Oriente), il cargo attraversa lo stretto di Panama il 1 giugno per fa rotta su Cuba, però spegne il trasmettitore Ais e riappare giorni dopo nel porto di Manzanillo. Le autorità locali decidono un controllo perché sospettano ci siano degli stupefacenti a bordo. Versione di comodo. Fatto è che il comandante, insieme ai suoi 35 marinai, cerca di fermare la perquisizione, finge un attacco di cuore, sembra anche che tenti il suicidio. Una tattica che non impedisce ai panamensi di trovare quello che cercano: celati sotto lo zucchero alcuni container con materiale bellico. Grande fermento. Arriva anche il presidente Ricardo Martinelli. Ispeziona lui stesso la nave e twitta una foto di quello che hanno trovato. Un po’ di scena ad uso interno e esterno.

L’equipaggio è messo agli arresti per «resistenza e contrabbando». La Corea del Nord è colpita da embargo, è proibito vendere armi e per questo il governo di Panama ha chiesto assistenza all’Onu e agli Usa perché inviino degli ispettori. Da Pyongyang tacciono, parlano invece i cubani. Con un comunicato sono loro stessi a fare l’inventario di cosa ci sia a bordo: due Mig 21 smontati, 15 motori per caccia, un sistema missilistico anti-aereo Pechora e un Volga (di fatto vetusti Sam 2 e 3), un radar, parti di ricambio. Per questo sollecitano Panama a lasciar ripartire il mercantile al più presto.

L’Avana non mente quando dice che si tratta di roba vecchia. Tanto per dare un’idea: i russi abbatterono l’U2 di Gary Power proprio con un Sam 2. Anno 1960. Appare meno convincente la tesi che il materiale sia stato spedito in Corea per essere ammodernato. Gli esperti sostengono che la spiegazione può avere un suo fondamento, ma non mancano i dubbi. Per mettere a posto questi apparati non c’è bisogno di mandarli fino a Pyongyang — affermano —, le modifiche possono essere fatte sull’isola. Inoltre i cubani avrebbero potuto chiedere l’autorizzazione all’Onu. E allora? La risposta può essere un’altra. Si tratta di equipaggiamento che i cubani hanno ceduto ai coreani a corto di ricambi. Aggiungono che il regime di Kim ha cercato di «aggiornare» i propri Mig 21 stipulando un accordo con la Mongolia, un contratto che però non ha avuto seguito. Cosa identica è avvenuta con il Congo per una partita di motori di tank.

Riesaminando i movimenti della «Chong Chon Gang», fonti Usa sottolineano che ha sostato in uno scalo cubano in concomitanza con la visita del capo di Stato maggiore della Corea del Nord, Kim Kyok Sik, all’Avana. Un viaggio che doveva servire a rilanciare i rapporti bilaterali dopo un periodo non troppo buono. La spedizione era il segnale di una nuova collaborazione? Forse. Amicizia che ha i suoi costi, specie per Pyongyang. I nordcoreani barattano, cercano di far soldi vendendo tecnologia missilistica e armi, provano a tenere in piedi un apparato militare nonostante la popolazione crepi di fame.

Ora c’è da capire se l’episodio resterà circoscritto o se invece a Washington gli avversari della distensione lo useranno per ammonire il presidente Obama a non cedere verso i due regimi. E le immagini che arrivano da Manzanillo li aiutano. Saranno vecchi arnesi quelli custoditi nei container però colpiscono l’opinione pubblica, con le tv americane che da due giorni «bombardano» con lunghi servizi.

Catturano l’attenzione anche i ritratti dei «padri» del regime nord-coreano, Kim Il Sung e Kim Jong Il, appesi sulle pareti della nave fermata. Dei veri santini. Qualche mese fa sono stati recuperati i cadaveri di un paio di marinai nord-coreani periti in un naufragio. Uno di loro portava un tubo a tenuta stagna contenente foto dei Kim. Le aveva tolte prima che la nave affondasse. Il povero capitano della «Chong Chon Gang» non ne ha avuto il tempo. Potrebbe costargli caro.

Guido Olimpio


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