Saipem, Libia e Nigeria dimezzano l’utile Eni

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MILANO — Enel “ferma” per la recessione in Italia e Spagna. Eni dimezza l’utile a causa di Saipem e della situazione in Libia e Nigeria. Generali rivede il miliardo di profitti grazie al comparto danni e alle attività finanziarie. Mentre il mercato dovrà attendere fino a stamane per conoscere i numeri di Telecom Italia, visto che il cda si è concluso solo nella tarda serata di ieri.
Giornata di lavoro per i consigli di amministrazione delle principali blue chip di Piazza Affari. Con risultati contrastanti. L’ulteriore calo della domanda di energia ha influito sui numeri di Enel che ha visto in calo i ricavi dell’1,3% a 40,1 miliardi, i margini (-0,3% a 8,3 miliardi) e gli utili (-0,32 a 1,65). La vendita di energia del gruppo, del resto, è scesa del 6,5 per cento. Per l’ad Conti, i risultati ottenuti «sono solidi nonostante il perdurare della crisi». Qualche preoccupazione, però, rimane visto che la Consob ha chiesto alla società una serie di delucidazioni sull’impatto del «calo della domanda di energia in Italia e Spagna» e conferme sul piano industriale al 2017 (in particolare sulla riduzione del debito). Su questo punto, Conti ha confermato la cessione di asset per 6 miliardi al 2014.
Eni ha chiuso il primo semestre con un utile netto di 1,82 miliardi (-51%) e un utile netto adjusted pari a 1,96 miliardi (-46%). Come ha precisato l’ad Paolo Scaroni, il dato negativo dipende dalla revisione al ribasso della controllata Saipem e dell’interruzione della produzione in Libia e in Nigeria, costato 50mila barile al giorno. La società si può consolare con una nuova scoperta di gas annunciata al largo delle coste del Congo.
Semestrale in crescita per Generali, grazie soprattutto al comparto danni (+24%) e alle attività finanziarie (+28%) di Banca Generali e Bsi, che è stata messa in vendita. Il gruppo guidato da Mario Greco ha realizzato utili per 1,08 miliardi (+28% rispetto al 2012) a fronte di un risultato operativo in aumento a 2,38 miliardi (+5,3%) e premi in crescita dell’1,7% a 38,7 miliardi. «Siamo un gruppo più focalizzato e più profittevole rispetto ad un anno fa – ha detto ieri l’ad Greco – e siamo ben posizionati per raggiungere i nostri obiettivi». Il manager ha poi precisato che Generali non ha ancora deciso se lasciare
Telco, la finanziaria che controlla il 22,4% di Telecom. «Vogliamo sicuramente uscire da questo asset ma alle condizioni migliori per Generali».
Intanto ieri si è svolto un lungo consiglio di Telecom che ha approvato pesanti rettifiche di valore sugli avviamenti, che porteranno il semestre in rosso. Inoltre, Consob ha chiesto alla società di spiegare oggi, insieme alla semestrale, quali sarebbero i rischi del gruppo nel caso in cui le agenzie di rating tagliassero a “spazzatura” il merito di credito del gruppo. La Commissione è infatti preoccupata che il gruppo presieduto da Franco Bernabè non abbia flussi di cassa sufficienti per abbattere i debiti, a meno che l’azienda non sacrifichi gli investimenti annunciati con il Piano industriale dello scorso aprile.


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