Il paracadute di Mosca e l’alleanza con Putin che irrita i partner europei

Il paracadute di Mosca e l’alleanza con Putin che irrita i partner europei

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BERLINO Per il governo greco, il meglio della vita, in questi giorni difficili, sarebbero alcuni miliardi che entrano in cassa. Potrebbe succedere: da una fonte non inattesa ma delicata da trattare, la Russia di Vladimir Putin. Secondo indiscrezioni circolate ieri, anche la Cina starebbe considerando di dare una mano. In sostanza, Mosca e Pechino potrebbero anticipare ad Atene denari per progetti futuri.
Per l’esecutivo guidato da Alexis Tsipras si tratterebbe di un polmone finanziario benvenuto: la situazione della cassa è drammatica. Dal punto di vista della trattativa in corso con i partner dell’eurozona per ottenere lo sblocco di 7,2 miliardi di prestiti, la novità, soprattutto il patto con Putin, sarebbe invece problematica: Atene può sperare di uscire dall’angolo in cui è oggi e trattare con meno pressione addosso; ma può anche succedere che la sfiducia dei creditori (Ue, Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea), ormai considerevole, superi il livello di guardia.
Secondo il settimanale greco «Agorà», a giorni Atene e Mosca dovrebbero firmare un accordo nel quale la Grecia concederebbe a un gasdotto voluto dai russi, il Turkish Stream, di passare sul suo territorio, in cambio del pagamento di un diritto di transito. Il settimanale tedesco «Spiegel» ha poi rivelato che l’accordo dovrebbe essere firmato martedì e che i russi verserebbero alla Grecia, nel giro di poco tempo, un anticipo tra i tre e i cinque miliardi sui diritti di passaggio futuri. Un portavoce del Cremlino ha in parte smentito: la Russia non ha offerto alcun aiuto finanziario alla Grecia, perché «non è stato chiesto», ma ha aggiunto che «naturalmente» Putin e Tsipras hanno discusso di «cooperazione energetica» durante il loro incontro dello scorso 8 aprile. Un altro giornale greco, «Karfi», ha poi avanzato la possibilità che anche Pechino conceda ad Atene un anticipo, questa volta attorno ai dieci miliardi, per l’uso che farà in futuro del porto del Pireo, nel quale i cinesi stanno già investendo pesantemente. Il contratto politicamente più delicato, però, è quello che coinvolge la Russia. Il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis si è limitato a dire che il suo governo non cerca influenze esterne: il caso ellenico «è un problema europeo e deve essere risolto, come ogni problema della famiglia europea, tra le nazioni europee».
La realtà è che un accordo tra Atene e Mosca metterebbe in difficoltà seria gli europei, da una parte impegnati a cercare di risolvere la questione greca e dall’altra alle prese con la crisi ucraina che ha aperto un duro confronto con Putin. Non possono impedire che la Grecia faccia un accordo commerciale con Mosca, a meno che non sollevino questioni di sicurezza continentale. Ma non possono nemmeno non vedere nella mossa di Tsipras non solo un aiuto dato a Putin per dare noia alla Ue ma anche un modo di condurre le trattative nell’eurozona non in buona fede, nel quale Atene cerca di mettere in difficoltà i partner – creditori – con metodi un po’ levantini, coinvolgendo altri. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha detto che sarebbe felice se la rivelazione dello «Spiegel» fosse vera, ma ha aggiunto che ciò non cambierebbe gli impegni che Atene ha preso con i creditori. Un funzionario importante del governo greco ha però sostenuto che l’accordo sul gasdotto «può fare cambiare verso alla marea» dei negoziati a Bruxelles.
Se il nuovo contratto con la Russia sarà confermato, insomma, i creditori della Grecia potrebbero essere ancora più convinti di prima che Atene in realtà non voglia trattare seriamente con loro per trovare una soluzione alla crisi. Che cioè il governo Tsipras sia poco interessato alla relazione con il resto dell’eurozona. Se invece non dovesse essere confermato, si tratterebbe di un altro episodio di voci fatte uscire ad Atene che non hanno altro effetto se non quello di provocare irritazione nei partner .
Danilo Taino


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