Il blitz del Pdl al Tribunale di Milano
MILANO — All’indomani della raccomandazione di Silvio Berlusconi di avere «rispetto delle istituzioni», l’ex ministro della Giustizia Angelino Alfano comizia sulla gradinata del Tribunale di Milano, alla testa di 100 parlamentari pdl sotto la gigantografia di Falcone e Borsellino, contro «gli scandali» della «nuova visita fiscale a Berlusconi», della «richiesta dei pm di Napoli di giudizio immediato a carico di Berlusconi» per corruzione del senatore De Gregorio, e «del non riconoscimento della riunione dei gruppi parlamentari come legittimo impedimento degli avvocati Ghedini e Longo al processo Ruby». E mentre le tre giudici sono in Camera di consiglio ad aspettare la risposta dei medici inviati a esaminare l’ipertensione di Berlusconi aggiuntasi domenica all’infiammazione agli occhi già valutata sabato al processo Mediaset, l’ex Guardasigilli incede in Tribunale capitanando nei corridoi al primo piano l’invasione di Scilipoti, la carica di Verdini, Lupi e Fitto, Santanchè e Gelmini, Nitto Palma (ex ministro della Giustizia) e Caliendo (ex sottosegretario).
In passato, nel caso di nugoli di parenti di processati nelle «direttissime», o di ragazzi dei centri sociali a dar manforte agli amici imputati, o di familiari nelle sentenze di ‘ndrangheta, la bolgia non è stata tollerata. Ma il blitz tribunalizio di 100 parlamentari al processo del loro leader, scena senza precedenti nella storia italiana, sorprende anche i carabinieri addetti alle transenne per mantenere un briciolo di ordine, e le loro indicazioni logistiche («dovreste fare il giro dall’altra parte») vengono bypassate come i metal-detector e ignorate dalla baraonda di deputati e senatori che trovano le porte dell’aula chiuse a chiave (e Ghedini se ne lamenta con il pm Boccassini). Alfano prima non se ne avvede, poi si ferma lì davanti alla porta per esprimere a Ghedini la ragione della «solidarietà » dei 100 accalcatisi: «Abbiamo dovuto interrompere la riunione dei nostri gruppi per consentire a te di potervi partecipare. E visto che i giudici non fanno andare i parlamentari dagli avvocati, gli avvocati ricevono la visita dei parlamentari!». «Grazie, grazie», ricambia Ghedini. All’Anm che dice che «il diritto di manifestare è sacrosanto ma manifestare contro la magistratura è inammissibile», Alfano oppone che «questa nostra battaglia è per difendere non solo il nostro leader, ma anche la democrazia sotto attacco perché si vuole eliminare per via giudiziaria il leader politico più votato negli ultimi 20 anni». «Ti siamo molto grati», conclude Ghedini nella bolgia che rischia di degenerare, «ora credo sia il caso che voi torniate alla riunione e io all’udienza».
Tutti attaccano le tre giudici, ma nessuno pare sapere che di mattina avevano motivato il loro no al «legittimo impedimento» degli avvocati-parlamentari Ghedini e Longo perché la riunione pdl era stata convocata dopo la fissazione dell’udienza; perché «la loro partecipazione si palesa di natura squisitamente politica come peraltro rappresentato dagli stessi istanti»; e perché «non hanno specificato in alcun modo le ragioni per cui non avrebbero potuto avvalersi dei numerosi colleghi dei loro studi né degli avvocati Perroni (presente a inizio udienza e ora sostituto processuale) e Dinacci», che proprio Ghedini e Longo avevano «nominato sostituti processuali per tutto il processo».
Alle 5 del pomeriggio arriva l’esito della visita fiscale: a detta dei medici l’insorto «scompenso pressorio», questo sì, per ieri costituisce «assoluto impedimento» a differenza dell’infiammazione agli occhi sabato al processo Mediaset; e poiché Berlusconi fa valere il diritto dell’imputato di rendere «dichiarazioni spontanee» in qualunque momento lo desideri, il processo va sospeso. Domani si rifarà solo il calendario in base alla prognosi, che per ora è «6/7 giorni di ricovero per chiarire la diagnosi» e «15 di terapia» agli occhi. Slittano requisitoria (in calendario il 4 marzo), arringhe (in teoria ieri) e sentenza (non più il 18).
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