Giovani, futuro è emigrare

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Nel primo si descrive un popolo che vive di solo presente, «con uno scarso senso della storia e senza visione del futuro; al desiderio si è sostituita la voglia, alle passioni le emozioni, al progetto l’annuncio». «Manca una visione del futuro – sintetizza il presidente Giuseppe De Rita – in Europa i nostri giovani sono quelli che meno hanno intenzione di avviare una propria attività  autonoma (il 27,1% contro una media europea del 42,8%)». Una «crisi antropologica» che si ripercuote sull’economia («la quota di risorse destinate ai consumi aumenta più della quota destinata agli investimenti»), sulle relazioni e lo sviluppo psico-sociale («si allentano le responsabilità  familiari», e «prevale una comunicazione istantanea che fa leva sull’emotività , senza molti spazi di verifica»). Nel rapporto della Fondazione Migrantes, invece, si descrive un popolo che continua a dover emigrare. In particolare sono i giovani tra i 25 e i 34 anni che considerano (il 40%) «una sfortuna» vivere in Italia. «Il male sovrano, per i giovani italiani, è la precarietà  – recita il rapporto – Seguono, nell’ordine, la mancanza di senso civico (20,6%), l’eccessivo livello di corruzione (19,1%), la classe politica (15,2%), la condizione economica (8,6%), il tasso di criminalità  (3,9%) e lo stato del welfare (1,3%)».


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