Interviste, lacrime, confessioni Così Ophelia rovescia il caso DSK

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PARIGI — Alla fine della settimana di interviste e apparizioni pubbliche che avrebbero dovuto controbilanciare— per viamediatica— le ultime difficoltà  giudiziarie, Nafissatou Diallo non convince. La cameriera del Sofitel ha offerto al mondo la sua versione dei fatti in un lungo incontro con due giornalisti di Newsweek, poi è apparsa in lacrime in televisione sulla rete Abc, e infine i suoi avvocati le hanno organizzato una conferenza stampa in una chiesa protestante di Brooklyn con i rappresentanti della comunità  nera, per trasformare il suo caso da giuridico in politico. Ma la sua credibilità , già  messa in dubbio, ne è uscita ancor più indebolita. «Maid Over» , ha titolato ieri il New York Post giocando con le parole (Maid significa cameriera e l’assonanza è come Game Over, fine partita).
Lo stesso giornale che nei giorni d e l l ’ a r r e s t o d i Dominique Strauss-Kahn sbatteva in prima pagina la faccia distrutta dell’ex direttore del Fmi con il titolone «Perv» (pervertito) oggi continua a interpretare, più che influenzare, il sentimento popolare: e la sensazione diffusa è che il colpo disperato dei legali di «Ophelia» , a un passo dall’archiviazione dell’inchiesta, non sia riuscito.
Nafissatou Diallo, nata in Guinea 32 anni fa in una capanna di fango, da bambina aveva 10 minuti di cammino davanti a sé prima di raggiungere la strada più vicina. Ancora adolescente la sua famiglia dell’etnia minoritaria faluni la fece sposare a un lontano cugino, hanno avuto una figlia oggi 15enne e poi Nafissatou è rimasta vedova. Arrivata a New York come molti emigranti guineani, vive nel Bronx e vede spesso la sorella che vive a Harlem, sposata a un uomo d’affari africano. Grazie alla green card ottenuta dalle autorità  americane nel 2008 la Diallo è stata assunta dalla catena alberghiera francese Sofitel. I suoi famigliari in Guinea hanno ripetuto in queste settimane che Nafissatou non era mai andata a scuola e che tutta la sua educazione comincia e finisce con il Corano. «Una donna umile e devota, distrutta dalla violenza di un uomo potente» , ha ripetuto il suo clan in Africa. Ed è così che le associazioni intervenute giovedì a suo sostegno cercano tuttora di presentarla, dall’African Congress ai rappresentanti della comunità  guineana, alle Nuove pantere nere. «Non sono una prostituta — ha detto sul palco Nafissatou tra le lacrime— quell’uomo deve pagare per quello che ha fatto, piango tutti i giorni davanti a mia figlia» .
L’intervento conclusivo della «settimana mediatica» è stato commovente, ma il suo legale Kenneth Thompson parla già  di una prossima causa civile per ottenere un risarcimento milionario, come se considerasse già  persa l’azione penale. Gli avvocati di Dominique Strauss-Kahn hanno commentato con una certa efficacia che «Nafissatou Diallo è la prima accusatrice della storia a orchestrare una campagna mediatica per convincere un procuratore a mantenere gli addebiti contro una persona dalla quale lei spera di ottenere del denaro» . E per essere «una donna umile e devota» , che quindi non dovrebbe indulgere nelle menzogne, ha già  dato troppe versioni contrastanti. In ospedale, a poche ore dalla presunta violenza, Nafissatou disse che Strauss-Kahn non le aveva detto nulla nel loro breve incontro nella stanza 2806. A Newsweek, invece, la Diallo ha raccontato che DSK le avrebbe detto «Sei bellissima» , e poi «Stai tranquilla, non perderai il tuo lavoro» .
 Poi, le nuove versioni sulla stampa e in tv su quel che fece dopo appaiono come una specie di faticosa via di mezzo tra quel che la Diallo raccontò al procuratore— «Mi sono nascosta fino a quando quell’uomo non ha lasciato l’albergo» — e la versione accertata dagli inquirenti, e cioè che la cameriera ha pulito un’altra camera prima di dare l’allarme. Accurata e prodiga di dettagli sulla vicenda del 15 marzo, la Diallo è apparsa evasiva quanto al suo passato, allo stupro di gruppo subito dalle milizie in Guinea (inventato per entrare negli Stati Uniti), ai 100 mila dollari sul suo conto, a quei cinque strani contratti telefonici a lei intestati (uno stratagemma per riciclare denaro sporco) quando possiede solo un telefonino, ed ha preferito glissare anche sulle due figlie dichiarate per ottenere un alloggio popolare. I giornalisti di Newsweek che l’hanno intervistata sostengono poi che il suo racconto sulla giornata che ha stroncato la carriera politica dell’ex favorito all’Eliseo «a tratti sembrava fabbricato» , come se avesse memorizzato a fatica una ricostruzione da ripetere automaticamente in ognuna delle numerose occasioni pubbliche della settimana appena trascorsa. L’accusa sembra senza prove, e quindi la butta in politica puntando sull’eterno conflitto tra bianchi potenti e neri poveri.
Lo scenario alla Tom Wolfe del «Falò delle Vanità » non è mai stato così vicino. «Nafissatou Diallo non ha bisogno di aspettare che la verità  esca da un tribunale, perché ha detto la verità  oggi» , ha dichiarato venerdì Thompson. Detta da un avvocato, una frase che sa di sconfitta.


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