Pensionati tassati e tagliati

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La pezza messa dall’Inps in serata è stata peggio del buco, perché l’ente conferma che la stretta sulle pensioni nella manovra del governo c’è, eccome. Dopo le indiscrezioni del Corriere della Sera e dopo che per tutta la giornata opposizione e sindacati – perfino la Cisl – avevano attaccato il piano sulla previdenza, l’Inps tenta di correggere il quotidiano milanese, che aveva scritto di un taglio alle revisioni delle pensioni a partire dai 1.400 euro per il biennio 2012-2013. L’ente precisa, e la manovra sa ancora di più di stangata: «Le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%». Come se i 28 euro in più (che nel titolo del quotidiano milanese non c’erano) cambiassero la sostanza del provvedimento. Infatti, prosegue la nota dell’Inps, «le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo – nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili – saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380». Cioè: chi riceve a partire da 1.429 euro e fino ai 2.380 euro, si vedrà  decurtata la rivalutazione di quasi la metà . Oltre queste cifre, dice sempre la nota, «le pensioni oltre 5 volte il minimo – ovvero superiori a 2.380 euro mensili – saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380 e solo nella quota superiore a 2.380 euro mensili non avranno rivalutazione». E siccome una precisazione tira l’altra, se il giornale aveva scritto che il provvedimento riguarderà  13 milioni di persone, l’Inps minimizza: «I pensionati con redditi pensionistici lordi tra 3 e 5 volte il minimo risultano essere 3,2 milioni, quelli con redditi pensionistici oltre 5 volte il minimo risultano essere 1,2 milioni: cioè complessivi 4,4 milioni, su un totale di circa 16 milioni di pensioni erogate». Ma siamo sempre nell’ordine di milioni, non di qualche migliaio di pensioni d’oro.

«E’ inaccettabile» e «ci opporremo anche con la mobilitazione», spara a zero il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica. Carla Cantone, dello Spi, annuncia una protesta per il 15 luglio davanti a palazzo Chigi. Perfino Bonanni, segretario generale della Cisl, va giù pesante: «Devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni». «Al tempo del governo Prodi – dice Cesare Damiano deputato del Pd e a suo tempo ministro del lavoro – avevamo fermato per un anno l’indicizzazione delle pensioni, ma di quelle otto volte il minimo. E contemporaneamente avevamo destinato risorse alle pensioni più basse attraverso l’istituzione della quattordicesima. Quindi avevamo fatto un intervento redistributivo dall’alto verso il basso». Aggiungendo oggi un aumento di almeno tre mesi dell’età  minima pensionabile, la manovra è per Damiano «pesante e colpisce non le pensioni ricche, ma quelle medie. Una misura che conferma il carattere di ingiustizia sociale di questo provvedimento».
Il governatore della Puglia e capo di Sel, Nichi Vendola, è piuttosto chiaro: «La manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di regione, di province e sindaci a diventare esclusivamente dei curatori fallimentari. Guardando ad esempio l’incredibile vicenda del blocco delle pensioni si capisce che si tratta della patrimoniale sui ceti medio bassi del nostro Paese. E’ la patrimoniale sui poveri». E sulla stessa linea è il capogruppo dell’Italia dei Valori in Senato, Felice Belisario: «Il governo, come al solito, mantiene intatti gli interessi dei soliti privilegiati. E’ un vero e proprio insulto colpire da un lato 13 milioni di pensionati, molti dei quali già  stentano ad arrivare a fine mese e, dall’altro, pesare con il misurino del farmacista, dilatandoli nel tempo, i tagli dei costi della politica».


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