Una «gang of six» contro il default

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 La scadenza del 2 agosto si avvicina, e a quella data – senza un accordo sulla riduzione del debito – gli Usa andrebbero in default. Il presidente Barack Obama corre contro il tempo per trovare la quadra, e ieri si è espresso favorevolmente rispetto alla proposta di un gruppo di 6 tra democratici e repubblicani, la cosiddetta gang of six. Obama ha spiegato di non aver esaminato la proposta nei dettagli, ma che nella sostanza rappresenta il tipo di approccio da lui auspicato. Il piano prevede un mix di aumenti fiscali e tagli alle spese sociali.

Secondo il capo della Casa Bianca, vi sono stati «alcuni progressi» nei colloqui del fine settimana con i leader del Congresso, ma i repubblicani devono ancora lavorare sui dettagli di un possibile accordo. «Siamo all’undicesima ora, non c’è ancora molto tempo», ha avvertito ieri Obama, alludendo alla scadenza del 2 agosto. Intanto alla Camera, dominata dai repubblicani, è stata approvata, con una maggioranza di 234 voti contro 190, una legge che impone profondi tagli alla spesa pubblica. Ma il provvedimento, sostenuto dal Tea party, potrà  difficilmente passare al Senato. E il presidente ha già  anticipato che in ogni caso la fermerebbe con il suo veto.
L’obiettivo del piano bipartisan dovrebbe essere quello di ridurre il debito americano di 3700 miliardi di dollari, stabilizzandolo entro il 2014.Obama in questi giorni guarda ovviamente anche all’estero, in particolare alla Cina – detentrice di una buona fetta dei titoli Usa, e dunque dello stesso debito – e all’Europa. Ieri il presidente Usa ha chiamato al telefono la cancelliera tedesca Angela Merkel, in vista del delicato vertice europeo di oggi, e ha sottolineato l’importanza di gestire e risolvere la crisi del debito del vecchio continente per sostenere la ripresa.
Quanto alla Cina, ieri si è saputo che sta facendo pressioni sugli Usa perché diano maggiori certezze sull’aumento del tetto del debito, alimentando così la fiducia dei mercati. Lo riportava ieri il Financial Times, citando la State Administration of Foreign Exchange, l’ente che gestisce le riserve valutarie cinesi.
Intanto si cominciano a vedere gli effetti dei tagli a venire: ad esempio il governo Usa, oggi il maggior acquirente di information technology al mondo (spende 80 miliardi di euro l’anno), sta studiando per i prossimi 4 anni la chiusura di ben 800 centri informatici in tutto il paese, ben il 40% del totale. E ancora, il piano di tagli non potrebbe non investire ad esempio la sanità , e in particolare l’assistenza alle fasce più deboli della popolazione, in passato cavallo di battaglia di Obama.
Ieri ha trovato una soluzione una delle crisi più significative degli ultimi tempi, quella dello Stato del Minnesota, che per l’impossibilità  di chiudere il bilancio aveva dovuto chiudere (shutdown) per ben 19 giorni alcune attività  dello Stato – un vero record per gli Usa. Il governatore Mark Dayton – democratico ma con Camera e Senato entrambe a maggioranza repubblicana – ha firmato la legge di bilancio: si tratta di complessivi 35,7 miliardi di dollari, compromesso tra le richieste dei democratici, che volevano una distribuzione diversa della pressione fiscale e tagli contenuti alla spesa pubblica, e quelle dei repubblicani, che invece puntavano a un abbassamento delle tasse e a una riduzione consistente della spesa pubblica.
Ieri in serata, Obama ha incontrato i leader democratici, in modo da discutere con loro dell’aumento del tetto del debito. Nel pomeriggio aveva parlato anche con i repubblicani.

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GEITHNER
«Obama vigili sulle regole della finanza»

 Il sistema finanziario è in una «forma migliore» rispetto a due anni fa e rispetto a prima della crisi, ma ora bisogna vigilare. Lo ha affermato ieri il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner sul «Wall Street Journal». Geithner invita il presidente Barack Obama a opporre il veto a qualsiasi iniziativa che metta a rischio le tutele create nel sistema finanziario con la riforma di Wall Street, varata un anno fa. «C’è ancora molto lavoro per riparare i danni della crisi e per attuare in pieno la riforma. Il successo dipende dall’assicurarsi che vengano scritte regole che favoriscano la salute dell’economia e non gli interessi delle singole società . Molti di coloro che hanno combattuto nel corso del processo legislativo ora stanno cercando di indebolire le norme. Non lo permetteremo: molti americani sono ancora in difficoltà  e a loro dobbiamo un sistema finanziario con migliori tutele contro abusi e rischi catastrofici».


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