Cina in delirio per la portaerei che spaventa il Pacifico “Basta con lo strapotere Usa”

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Pechino – La Cina è pronta a varare la prima portaerei della sua storia e tra le potenze affacciate sul Pacifico monta l’allarme per la corsa al riarmo del gigante asiatico. Entro pochi giorni la marina militare di Pechino potrà  contare su un ponte galleggiante per caccia ed elicotteri da combattimento e i vertici dell’esercito hanno avvertito ieri la comunità  internazionale: «La nuova nave bilancerà  il potere militare negli oceani: meglio l’equilibrio, piuttosto che lo strapotere armato Usa». Le diplomazie erano informate, ma l’annuncio ufficiale del ministero della Difesa assume un valore simbolico e sta mobilitando le cancellerie del pianeta.
L’imminente varo della “Varyag” è confermato dalla presenza di centinaia di marines cinesi sul molo a cui è attraccata a Dalian e dalla folla accorsa per assistere ad un evento che la stampa di Stato definisce «storico». «Le forze armate cinesi – ha scritto il Quotidiano del Popolo – sono tecnologicamente indietro rispetto agli Usa. Ma una portaerei equilibrerà  i rapporti nella regione». Negli ultimi mesi l’assertività  della Cina ha compiuto un inedito salto di qualità  e dietro i termini pacifici emergono toni bellici. La crisi nucleare nella penisola coreana, le nuove dispute sui canali commerciali e sullo sfruttamento energetico dei fondali, mai composte rivendicazioni territoriali, stanno moltiplicando i conflitti con Giappone, Usa, India, oltre che con le potenze emergenti del Sudest asiatico, a partire da Vietnam e Filippine. «Per i Paesi che faranno errori strategici nel mare cinese meridionale – ha ammonito ieri Pechino – ora ci saranno conseguenze. Non rinunceremo alla nostra sovranità , concedendo ad altri di rosicchiare territorio».
Avvertimento chiaro. La Cina ha sottolineato che la nuova portaerei servirà  per «esperimenti e addestramento», ma ha aggiunto che «nessuno spenderebbe quasi 5 miliardi di euro solo per vedere se e come funziona un’ex barca sovietica», rilevata per 20 milioni di dollari e inizialmente destinata a trasformarsi in un casinò. Tokyo ieri ha reagito pubblicando il rapporto annuale della difesa. Lancia «l’allarme per il dinamismo e l’espansionismo militare di Pechino», a cui chiede «più trasparenza». «La modernizzazione navale e aerea cinese – si legge – è fonte di preoccupazione per l’intera regione e per la comunità  internazionale». Fonti di intelligence sostengono che la Cina sta ultimando la costruzione di altre due nuove portaerei, in cantiere a Shanghai. Il recupero della “Varyag”, acquistata dall’Ucraina nel 1998 e in ristrutturazione dal 2005, servirebbe come deterrente immediato. Non è però solo un’arma psicologica. La portaerei cinese, classe “Kuznetsov”, non è a propulsione nucleare ma ha una stazza di 67 mila tonellate e può trasportare 52 bombardieri di ultima generazione. Nulla a che vedere con i colossi atomici degli Usa, ma sufficiente a superare il Giappone, privo di portaerei, ad affiancare la Russia e a sopravanzare India e Thailandia.
Pechino ha risposto agli allarmi affermando che «ruolo e responsabilità  nuove impongono un’adeguata difesa delle coste e dei mari», nonché la «partecipazione a missioni internazionali». Ha ricordato di essere l’unico membro del consiglio di sicurezza Onu sprovvisto di portaerei, mentre gli Usa, oltre ad averne 11, ne hanno un’altra atomica in costruzione. L’ordine è «tranquillizzare gli stranieri». La nuova «guerra fredda» del mare appare però solo all’inizio.


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