Molta acqua per un autunno bollente

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La prima delega ritirata è stata quella al mercato, dopo oltre due decenni di ideologia liberista basata sul “privato è bello” e sulla drastica riduzione del ruolo del pubblico : con il suo voto, il popolo italiano ha rivendicato la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, la sua gestione partecipativa e la difesa dei beni comuni. La seconda delega ritirata è stata quella alla politica istituzionale, dopo oltre due decenni di ipnosi sociale, basata sull’informazione verticale e unidirezionale dello strumento televisivo: con il suo voto, il popolo italiano ha preso atto della crisi, profonda e irreversibile, della democrazia rappresentativa, e ha rivendicato il diritto di poter decidere sui beni comuni che a tutti appartengono.
Riproporre con diktat autoritario le politiche di privatizzazione, come ha fatto il Governo Berlusconi, con la copertura politica di un’opposizione in stato comatoso, l’assenso delle cosiddette “parti sociali” e la benedizione del Presidente della Repubblica, significa voler far finta di non capire la fine di un ciclo politico e culturale e l’avvio di una inversione di rotta, dentro la quale il nuovo linguaggio dei beni comuni diventa, da costruzione teorica, pratica sociale e di conflitto. A questo proposito, tanto il mondo politico istituzionale -di governo e di opposizione- quanto il mondo dei poteri economico-finanziari è bene sappiano che i movimenti non staranno a guardare. La manovra che prevede la fotocopia del decreto Ronchi (seppur esentando il servizio idrico integrato) impatta direttamente con quanto la maggioranza assoluta degli italiani ha deliberato: per questo verrà  impugnata, nelle forme e nei modi più opportuni, davanti alla Corte Costituzionale. E, per quanto riguarda l’acqua, nessuno si illuda che basti un decreto che la esenta dall’appropriazione privata: la doppia vittoria dei SI ha detto che l’acqua va sottratta al mercato e la gestione del servizio non dovrà  prevedere profitti. Le tariffe vanno obbligatoriamente ridotte della quota relativa alla remunerazione del capitale investito e, territorio per territorio, la gestione dell’acqua deve uscire dalla forma della SpA ed essere affidata alla gestione partecipativa dei cittadini, dei lavoratori e delle comunità  locali. Se questo non è ancora chiaro, sarà  la mobilitazione dei movimenti per l’acqua, a livello nazionale e territoriale, ad esplicitarlo nei prossimi mesi. Sarà  un autunno caldo quello che sta arrivando : servirà  molta acqua per rinfrescare le lotte.
*Attac Italia


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