Sindrome dell’ 11 Settembre Gli Usa si scoprono fragili

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L’altra America, più distante, ha trattenuto il fiato, chiedendosi cosa accadesse. Nella capitale, sono stati evacuati la Casa bianca, il Congresso, il Pentagono, ogni edificio pubblico. Nella « Grande mela » , si sono svuotati i grattacieli di Manhattan, persino le torri di controllo dei suoi due aeroporti di Long Island e del New Jersey. In un attimo, in entrambe le città  la folla si è riversata nelle strade, ma senza panico, ordinatamente. Ordinatamente come nelle decine di esercitazioni — evacuazioni e soccorsi — tenute nel corso degli anni dall’ 11 Settembre del 2001, quando gli aerei di Bin Laden si abbatterono sulle Torri Gemelle e sul Pentagono.
Perché ieri, per alcuni, traumatici minuti, l’America ha temuto di essere nuovamente vittima di un nuovo, più feroce attentato. Ne hanno testimoniato le radio e televisioni. In diretta dalla Casa bianca a Washington, da Ground Zero a New York, persino da Martha’s Vineyard nelMassachusetts dove il presidente Obama trascorre le sue vacanze, le radio e le tv hanno mostrato un Paese attonito e apprensivo. « Una bomba è stato il mio primo pensiero » ha detto un telecronista della Cnn. A poco più di due settimane dal decimo anniversario delle stragi delle Torri Gemelle, l’America è diventata una fortezza. Per le commemorazioni, a cui insieme con Obama prenderà  parte anche George W. Bush, il suo predecessore, a New York, aWashington, nell’intero Paese sono state adottate misure di sicurezza straordinarie. Ma il sisma della Virginia ha ricordato all’improvviso all’America la sua vulnerabilità . Fino al 9/ 11 del 2001, un evento passato alla storia con infamia, come l’attacco giapponese a Pearl Harbour nelle isole delle Hawaii nel 1941, l’America continentale si era considerata inattaccabile. Ma da quel giorno, sa di potere essere colpita da un nemico che si nasconde nel suo seno. Si è scolpito nella sua psiche il monito del 2 maggio scorso di Leon Panetta, l’allora direttore della Cia: « Bin Laden è morto, ma il terrorismo è vivo » .
È bastato un terremoto a farle rivivere l’incubo del 2001 e rivedere le laceranti scene delle Torri Gemelle in fiamme, dei corpi che volando dalle finestre si abbattevano sui selciati, di quei fumi neri, tossici che avrebbero avvelenato sopravvissuti e soccorritori. L’incubo si è dissolto nel giro di mezz’ora, ma per la prima volta dopo dieci anni l’America, oggi molto più sicura e più protetta, si è sentita esposta a un pericolo mortale. Al momento del sisma, la vita americana sulla costa nord- occidentale — lo ha avvertito anche Toronto in Canada — si è fermata, voli sospesi agli aeroporti, trasporti stradali fermi, pubblici servizi chiusi. In Virginia, la centrale nucleare di North Anna è stata sigillata.
A Washington, secondo la tv Cnn, il Pentagono ha avvertito una scossa analoga a quella subita allo schianto dell’aereo nel 2001. E a Manhattan, davanti alle telecamere, i giornalisti hanno lasciato la conferenza s t a m p a s u l c a s o D o m i n i q u e Strauss- Kahn, l’ex direttore del Fondo monetario accusato di stupro da una cameriera del suo albergo. Ovunque, la polizia ha dispiegato quanti più uomini possibili per mantenere l’ordine. Ma non ve ne è stato bisogno. Quasi tutti gli intervistati alle radio e alle televisioni hanno ammesso di avere creduto a un attentato, ma quasi nessuno ha dato segno di terrore. L’America ha reagito con la stessa dignità  e con lo stesso coraggio del 9/ 11 e una o due ore più tardi la vita è tornata alla normalità . I washingtoniani e i newyorchesi soprattutto si sono mostrati fermi e solidali. Per loro più di tutti, le stragi delle Torri Gemelle, del Pentagono, del volo 73 della United abbattutosi in Pennsylvania sono una ferita mai rimarginata, ma anche una eredità  di forza e di eroismo. L’ 11 Settembre del 2001, morirono 2.996 persone, 2.606 alle Torri Gemelle, 246 nei quattro aerei dirottati dai diciannove terroristi, 125 al Pentagono. Fu un bilancio più tragico del bombardamento giapponese di Pearl Harbour, 2.042 morti in due ondate di 353 cacciabombardieri levatisi in volo da 6 portaerei nel Pacifico. E fu un trauma più profondo, perché l’attacco di Pearl Harbour era stato sferrato dall’esterno, mentre quello del 9/ 11 fu sferrato da dentro la casa americana. Ma New York e Washington si ripresero in un solo giorno, grazie ai loro pompieri, ai loro poliziotti, ai loro medici e infermieri, ai loro cittadini. Per questo, ancora oggi le immagini dei soccorritori sono tanto indelebili quanto quelle delle vittime.
 Il Washington Post scrisse che gli attentati rappresentavano « un colpo terribile per l’impero americano » . Ma non lo rappresentarono per la democrazia Usa. Lo spirito dell’America rinacque subito, uno spirito di orgoglioso di rivincita, non un cieco sentimento di vendetta. Senza dubbio, vi sono anche degli americani che guardano con paura all’ 11 Settembre prossimo. Ma la loro stragrande maggioranza vi guarda come al giorno in cui unirsi nuovamente attorno alla bandiera, e rendere onore alla memoria dei caduti.


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