Ue, la lettera promossa con riserva pensione a 67 anni, più facile licenziare

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BRUXELLES – Che qualcosa nell’accordo di martedì notte tra Berlusconi e Bossi non vada lo fa capire Gianni Letta. Il sottosegretario rompe l’abituale riserbo e annuncia che in effetti «la letterina che Berlusconi deve portare a Bruxelles ha bisogno di qualche ritocco». L’accordo tra premier e Senatùr non regge, deve essere riscritto. Berlusconi si barrica a Palazzo Grazioli proprio con Letta, Calderoli, Brunetta e Alfano per rifare il documento da portare a Bruxelles. Dove in serata lo attende l’esame dei colleghi europei. Dalla capitale belga lo pressano, tanto che il portavoce della Commissione europea ricorda che gli impegni dovranno essere seri, «l’Italia deve riguadagnare la fiducia» ormai smarrita. Per farlo i partner della zona euro si aspettano «una lista di misure concrete e molto dettagliata con un calendario chiaro che deve essere seguito da una rapida applicazione». Quello che Bossi e Berlusconi in due giorni di negoziati non erano riusciti a fare.
Il tempo stringe, il summit di Bruxelles inizia alle sei del pomeriggio e dalla capitale belga arrivano segnali preoccupanti: mentre la Merkel e Sarkozy sono impegnati ad evitare la fine dell’euro con un piano da 1000 miliardi, il salvataggio più eclatante della storia europea, il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker dice: «I nostri amici italiani sanno benissimo che dobbiamo partire dal principio che stasera ci annunceranno sforzi considerevoli. È un must». Insomma, è inutile predisporre un maxi-scudo per Grecia e banche se poi l’inazione del governo Berlusconi manderà  tutto all’aria. Si parla della moneta unica e, come ricorda la Merkel, di tutta l’Unione europea. Per chi non l’avesse capito il premier svedese Fredrik Reinfeld lo spiega meglio: «Il problema non è l’euro, ma alcuni Paesi che hanno un debito troppo alto e non fanno politiche adeguate».
Sono le tre del pomeriggio quando Berlusconi esce da palazzo Grazioli per volare a Bruxelles. La lettera di quindici pagine lo precede. I punti qualificanti del testo sono la pensione di vecchiaia a 67 anni, decreto sviluppo entro metà  novembre, licenziamenti più facili anche per i lavoratori a tempo indeterminato, l’ennesimo impegno per un taglio dei costi della politica e delle province, delega fiscale entro gennaio e liberalizzazioni. E ancora, il governo si impegna a nuove misure sui conti pubblici in caso di necessità . Impegni, scrive Berlusconi, «che l’Italia intende onorare come ha sempre fatto».
Il presidente di turno del Consiglio europeo, il premier polacco Donald Tusk, a ora di cena afferma che la lettera di Roma «ha fatto un’impressione molto buona», ma ricorda che l’esame è stato superficiale visto che il summit è dedicato a salvare l’euro, non «a Silvio Berlusconi e al problema italiano». Ma per non sbagliare gli europei decidono di vincolare il futuro di Berlusconi alle sue stesse promesse, inserendo gli impegni italiani (inedito assoluto) nelle conclusioni del vertice.
Promesse alle quali da noi in pochi credono. Per un Bossi che nega di avere stretto un patto con Berlusconi per il voto a marzo («che bisogno ne ho? Il coltello dalla parte del manico l’ho io, quando non do più i voti a Berlusconi si va alle elezioni») , Bersani e Casini bocciano «il libro dei sogni» che il Cavaliere ha mandato a Bruxelles. Per il segretario del Pd nella lettera «non si vede niente di serio, l’obiettivo è di prendersi in sede europea qualche giorno di ossigeno». Casini parla di «decalogo di buone intenzioni che resteranno tali, non arriveranno mai in Parlamento». Intanto proprio in Parlamento il governo ieri è andato sotto a ripetizione: due volte in aula alla Camera e una in commissione al Senato. Per l’Idv «il governo è liquefatto».


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