Uscire dalla crisi è un «problema europeo»

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 PARIGI. Due notizie un po’ rassicuranti, nel giorno di apertura del G20 a Cannes, che ha vissuto una giornata nervosa al ritmo del caos greco, cercando di evitare il contagio a Italia e Spagna, programmando un «parafulmine» di protezione per i due paesi.

Dopo l’incontro bilaterale del mattino tra con Barak Obama, Sarkozy ha affermato che «Francia e Usa hanno un’analisi comune per far contribuire il mondo finanziario alla soluzione della crisi» e ha aggiunto: «voglio rendere omaggio alla comprensione di Obama, ivi compreso su argomenti come la tassa sulle attività  finanziarie». Ma, subito, la Casa Bianca attenua: «ogni regione deve decidere a modo suo». La seconda rassicurazione, che ha permesso una ripresa positiva delle Borse, è venuta da Mario Draghi, nuovo presidente della Bce, che ieri a sorpresa ha abbassato i tassi di interesse del 0,25%, portandoli all’1,25%. Draghi ha messo le mani avanti, ha spiegato che questa mossa non significa l’inizio di una serie di ribassi, ma i mercati hanno apprezzato lo stesso.
La giornata di ieri è stata dominata dalla crisi greca e ha vissuto al ritmo dell’accavallarsi delle notizie provenienti da Atene. In mattinata, prima dell’apertura del G20, c’è stato un mini-vertice europeo, con Merkozy (il duo Merkel-Sarkozy) che, assieme a Christine Lagarde dell’Fmi, ha convocato a rapporto Berlusconi e Zapatero. All’Italia è stato ingiunto di attuare «immediatamente» il pacchetto di provvedimenti di stabilizzazione di bilancio. Berlusconi ha balbettato che le «misure» verranno definite entro 10-15 giorni e ha subito promesso la «riforma del mercato del lavoro in tempi rapidi».
Olli Rehn, commissario agi affari economici ha ricordato che «quello che è molto importante adesso è che l’Italia applichi nel dettaglio e nei tempi indicati tutti gli impegni espressi nella lettera» spedita alla commissione. La Spagna, che è allievo migliore dell’Italia, a tre settimane dalle legislative, ha avuto un grido di dolore per il drammatico aumento della disoccupazione. La conferenza stampa, prevista alla conclusione del mini-vertice, è stata annullata. Ieri mattina, si sono riuniti anche i Brics, gli emergenti, per mettere a punto una posizione comune che mira a pesare di più nell’ambito del G20.
Per Obama, «l’aspetto più importante del nostro compito nei prossimi due giorni sarà  di risolvere la crisi finanziaria qui in Europa». Il presidente Usa si aspetta «dettagli» sulla confusione europea. In primo luogo, c’è la posizione della Grecia e l’incertezza referendum. La Ue continua a fare pressione su Papandreu perché rinunci allo scomodo referendum, che, anche se nel momento meno opportuno, ha portato all’irruzione della politica nel regno della tecnocrazia e del pilotaggio automatico dell’economia imposto dalla Germania. Ormai, l’uscita della Grecia dall’euro non è più un tabù.
Merkozy non lo esclude più. Il ministro degli affari europei francese, ha detto che «l’unione monetaria può fare a meno della Grecia». Al mini-summit questa ipotesi è stata evocata. Per Italia e Spagna Merkozy ha parlato dei «crediti di precauzione», un parafulmine per evitare che un altro paese si ritrovi nella posizione greca. Il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker ha affermato di essere «assolutamente convinto che tutto deve essere messo in opera per evitare che un membro della zona euro esca dal gruppo dei 17, ma se questo è quello che vogliono i greci e anche se penso che sarà  un errore, non possiamo farci niente». La Commissione ha precisato che i trattati in vigore (Lisbona) non prevedono un’uscita dalla zona euro senza un’uscita dall’Unione europea, «questa è la situazione attuale» (la Germania preme però per una riforma dei trattati).
La pressione è massima su Atene, dove regna il caos sotto l’ultimatum: o si adegua ad applicare il piano del 27 ottobre o esce dalla Ue. Nel frattempo, sono sospesi tutti i contributi alla Grecia, a cominciare dalla sesta tranche di 8 miliardi di euro che era stato deciso nel maggio 2010. Pressioni su Atene anche dalla Russia. Per il presidente Dimitri Medvedev, «tutti aspettano buone notizie dalla Grecia, buone e non esotiche o populiste». Il primo ministro giapponese, Yoshihito Noda, allarmato, invita ad «evitare reazioni a catena» sull’economia mondiale a partire dalla crisi europea.
La Cina si è mostrata molto poco cooperativa. Il presidente Hu Jintao ha affermato che «tocca soprattutto all’Europa risolvere il problema del debito europeo». La Cina prenderà  in considerazione degli aiuti alla zona euro solo se l’accordo del 27 ottobre sarà  applicato. Li Daokui, della banca centrale cinese, ha evocato al cifra di 100 miliardi di euro, a condizione che il Fondo europeo di stabilità  finanziaria «dia la prova della sua efficacia». La Russia riflette a un contributo all’eurozona, ma attraverso l’Fmi. Anche per il premier britannico David Cameron, bisogna «rafforzare l’Fmi quando il mondo è in crisi. Nessun governo ha perso soldi prestando all’Fmi».
Sarkozy, che presiede un G20 nella tempesta, cerca di recuperare sul terreno dell’immagine: stasera sarà  in tv e alla radio con un’intervista incrociata con Obama, registrata ieri e a G20 concluso parteciperà , sempre con il presidente Usa, a una celebrazione dell’amicizia Francia-Usa, con un omaggio ai militari dell’intervento in Libia.


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