Dietrofront tedesco sui migranti, aumentano le restrizioni

Dietrofront tedesco sui migranti, aumentano le restrizioni

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Da ieri è uffi­ciale: in Ger­ma­nia entrano in vigore nuove norme sul diritto d’asilo, più restrit­tive. Il via libera defi­ni­tivo è arri­vato dal Bun­de­srat, la camera in cui sie­dono i rap­pre­sen­tanti dei governi regio­nali. E in cui gli equi­li­bri sono diversi da quelli dell’altro ramo del par­la­mento, il Bun­de­stag, dove la grosse Koa­li­tion fra demo­cri­stiani (Cdu/Csu) e social­de­mo­cra­tici (Spd) gode di una schiac­ciante mag­gio­ranza: nella camera dei Län­der la coa­li­zione che sostiene il governo di Angela Mer­kel ha sol­tanto 24 seggi sui 69 totali. Per rag­giun­gere i numeri neces­sari, c’era biso­gno che dices­sero «sì» anche ese­cu­tivi regio­nali in cui sono pre­senti i Verdi: ed è ciò che ieri è pun­tual­mente accaduto.

Nono­stante i malu­mori interni, e l’astensione dei loro com­pa­gni nell’altro ramo del par­la­mento, i Grü­nen che ammi­ni­strano il Baden-Württemberg, lo Schleswig-Holstein e la Renania-Palatinato (con la Spd) e l’Assia (con la Cdu) hanno deciso di soste­nere le nuove regole. Gli unici Län­der a non appro­vare l’inasprimento delle con­di­zioni di vita dei pro­fu­ghi sono stati la pic­cola città-stato di Brema, dove gli eco­lo­gi­sti hanno impo­sto l’astensione agli alleati social­de­mo­cra­tici, Bran­de­burgo e Turin­gia, dove a impe­dire il voto favo­re­vole è stata la Linke.

Cosa cam­bia dun­que per i richie­denti asilo? Innan­zi­tutto, non potranno più essere con­si­de­rati tali quelli che arri­vano da Kosovo, Alba­nia e Mon­te­ne­gro, che pas­sano ad essere con­si­de­rati uffi­cial­mente «Paesi sicuri». Evi­den­te­mente, in pochi si sono accorti dei tumulti scop­piati a Pri­stina nei giorni scorsi, legati ovvia­mente alle dif­fi­cili rela­zioni e alla ten­sione esi­stente fra mag­gio­ranza alba­nese e mino­ranza serba: il fatto che in quella parte di Bal­cani operi tut­tora un con­tin­gente di «peace enfor­cing» della Nato dev’essere un det­ta­glio tra­scu­ra­bile. Per molti cri­tici, com­presa la prin­ci­pale ong che si occupa di pro­fu­ghi, Pro-Asyl, è que­sto l’aspetto peg­giore della nuova normativa.

Ma c’è dell’altro: le pro­ce­dure di allon­ta­na­mento ven­gono sem­pli­fi­cate, ai migranti ver­ranno elar­giti beni e ser­vizi invece delle dia­rie, e aumenta il periodo di tempo in cui dovranno stare nei cen­tri di rac­colta. Il cosid­detto «bic­chiere mezzo pieno», su cui hanno fatto leva i Verdi che ieri hanno detto «sì», con­si­ste nell’aumento dei finan­zia­menti per le ammi­ni­stra­zioni locali che devono affron­tare l’«emergenza», e nell’investimento in nuovi pro­grammi di inte­gra­zione, a par­tire dal set­tore dell’educazione infan­tile. Il segno com­ples­sivo delle nuove regole è comun­que regres­sivo, fon­dan­dosi sul dogma della distin­zione fra pro­fu­ghi «legit­timi», come i siriani, e «ille­git­timi», come tutti i cosid­detti «migranti economici».

Il clima in Ger­ma­nia non è più quello degli applausi alla sta­zione di Monaco e dei sel­fie della can­cel­liera nei cen­tri di acco­glienza: il vento è cam­biato e sof­fia nella dire­zione gra­dita al gover­na­tore bava­rese Horst See­ho­fer e alle destre di varia natura: dagli ultra-conservatori di Alter­na­tive für Deu­tschland ai «Patrioti con­tro l’islamizzazione» di Pegida, che orga­niz­zano marce molto partecipate.

Mer­kel deve fare i conti con una cre­scente fronda nel pro­prio par­tito: l’ultimo a farsi sen­tire, ieri, è stato il demo­cri­stia­nis­simo gover­na­tore della Sas­so­nia, Sta­ni­slaw Til­lich, che ha dichia­rato di «com­pren­dere» chi nutre riserve verso le scelte com­piute dalla sua lea­der. In evi­dente dif­fi­coltà, la can­cel­liera deve andare incon­tro agli oppo­si­tori: ed è per que­sto che in un’intervista pub­bli­cata nell’edizione odierna della Frank­fur­ter All­ge­meine, ma anti­ci­pata già nella serata di ieri, dà l’ok alla pro­po­sta di creare nelle zone di con­fine degli spe­ciali cen­tri di rac­colta (Tran­si­tzone) riser­vati ai pro­fu­ghi che ven­gono dai cosid­detti Paesi sicuri. Un modo, evi­den­te­mente, per ren­dere quasi auto­ma­tico il loro respin­gi­mento, impe­dendo la «disper­sione» nel Paese. Un pro­getto inquie­tante, a cui la Spd – per for­tuna – si dichiara contraria.



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