Continua la fuga dal risparmio gestito

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MILANO – Altro mese da dimenticare per il sistema del risparmio gestito, che ha evidenziato a novembre una raccolta netta negativa per 8,489 miliardi di euro (contro i 5,79 miliardi sfumati a ottobre). Il dato diffuso ieri porta a 31,3 miliardi la perdita da inizio anno, e c’è quasi da scommettere che il mese di dicembre farà  crescere il saldo negativo dell’industria per il 2011, passandolo agli archivi come uno degli anni più neri di sempre per i fondi comuni.
La mappa mensile di Assogestioni a novembre mostra deflussi da imputare alle gestioni collettive per un totale di 6,25 miliardi (-4,77 miliardi a ottobre), in particolare ai fondi aperti, che da soli hanno registrato un saldo negativo di 6,2 miliardi (-5,1). Deflussi per 2,239 miliardi (-1,021) dalle gestioni di portafoglio. A fine novembre il patrimonio gestito dal sistema ammontava a 926 miliardi di euro (958,3 miliardi a fine ottobre), di cui 468 investiti in gestioni di portafoglio (51%) e 458 in gestioni collettive (49%). Circa i due terzi del patrimonio delle gestioni collettive, pari a 263 miliardi, è investito in fondi comune aperti di diritto estero, mentre ai fondi di diritto italiano compete la gestione dei restanti 153 miliardi. 
«Questa tendenza è il risultato della sommatoria di tre fattori negativi – commenta Carlo Gentili, amministratore delegato di Nextam Partners -. Per prima cosa i mercati azionari hanno registrato un andamento fortemente negativo, in secondo luogo anche l’investimento in obbligazioni, e in particolare in titoli di stato, ha registrato performance molto negative, infine le banche si sono trovate a corto di liquidità  e quindi ai clienti scontenti e in cerca di rendimenti sicuri hanno consigliato i loro prodotti, come i pronti contro termine, i conti deposito o le loro obbligazioni».
Passando nel dettaglio alle varie classi di investimento, i decrementi maggiori riguardano i fondi obbligazionari (-2.393 milioni, scendendo a 179.439 milioni ovvero il 43% del totale), quelli flessibili (-1.293 milioni, il 14,7% del totale), quelli monetari (-1.288 milioni il 12%), quelli azionari (-679 milioni il 21,6%) e quelli bilanciati (-486 milioni, il 4,8%). «Del resto, di questi tempi – prosegue Gentili – per un investitore un fondo obbligazionario o monetario, oltre a registrare performance negative, è più costoso e meno sicuro dell’investimento in un Bot o in un Cct. E soprattutto in questo contesto di mercato, le obbligazioni italiane a breve termine sono un prodotto interessante per i risparmiatori». In quest’ottica non stupisce infatti, che la categoria meno bersagliata dai riscatti è anche quella che di solito è appannaggio dei professionisti e dei grandi investitori professionali: i fondi hedge (che rappresentano solo il 2,4% del totale) a novembre hanno incassato solo 42 milioni di riscatti.


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