Lavori fatti male a Barletta Quattro arresti per il crollo

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Con la sua bara bianca in piazza, Barletta aveva chiesto: «Ora vogliamo la verità ». A due mesi dalla strage ne incassa già  una prima parte: la ricostruzione della dinamica e l’individuazione dei primi 5 presunti responsabili. L’edificio venne giù perché, privato del sostegno dell’edificio attiguo, abbattuto senza precauzioni, venne sottoposto alle sollecitazioni di un escavatore che, anziché rimuovere le macerie dal cantiere, continuò a demolire. Per questo agli arresti domiciliari sono finiti Cosimo Giannini, 53 anni, titolare dell’impresa di costruzione proprietaria del cantiere; il responsabile della ditta appaltatrice Salvatore Chiarulli, di 35 anni e i suoi due fratelli: Andrea, di 44 anni, e Giovanni di 38 che era alla guida della pala meccanica. Tutti dovranno rispondere, a vario titolo, di disastro doloso, omicidio colposo e lesioni personali colpose plurime. Per il progettista e il direttore dei lavori è scattato il divieto temporaneo di esercitare la professione di architetto.
Amara la constatazione del procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo che ha coordinato le indagini, iniziate sul campo tra la polvere del crollo: «Questa tragedia poteva e doveva essere evitata. C’erano stati gli allarmi. Un video mostra come questo caterpillar si muovesse sul cantiere. C’è stata molta leggerezza e spregiudicatezza. Non siamo alla colpa semplice, ma ai limiti del dolo». Un’accusa che potrebbe preludere a una riformulazione del reato in omicidio volontario. Venerdì i quattro compariranno di fronte al gip per l’interrogatorio di garanzia.
Intanto l’inchiesta va avanti. Quattordici inviti a comparire sono stati notificati a tecnici e dirigenti comunali che hanno ignorato gli allarmi.
Resta indagato anche Salvio Cinquepalmi, padre della piccola Maria, per la mancata contrattualizzazione delle ragazze e perché le crepe già  visibili nell’edificio lo avrebbero dovuto indurre a chiudere il laboratorio del sottoscala.


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