«Manovra iniqua da cambiare Colpiti ancora i più deboli»

Loading

«Non è una manovra basata sull’equità . Monti aveva promesso equità  e rigore e invece non ci sono né l’una né l’altro». Carla Cantone è segretaria generale dello Spi, il sindacato pensionati che raccoglie più del 50% degli iscritti alla Cgil. È veramente arrabbiata e non fa sconti al professor Monti, e neanche alle forze politiche a cui chiede un’assunzione di responsabilità : «Così come è stato presentato il decreto non è accettabile, e il Parlamento che ne ha la possibilità  deve cambiarlo».
Cos’è che non va nel decreto Monti?
Il capitolo più grave è quello che riguarda le pensioni. Il blocco della rivalutazione è vergognoso, come lo è lo sfondamento della soglia dei 40 anni di contributi. Gli esentati dalla tagliola del blocco della rivalutazione della pensione in rapporto all’inflazione sono le persone che non superano gli 800 euro netti al mese. Ciò vuol dire che la fascia che percepisce tra gli 800 e i 1.500 euro – e sono tantissimi, uomini e donne che hanno lavorato tutta una vita – sarà  ancora una volta tartassata, come e peggio che con i governi precedenti. Queste persone, al contrario, si aspettavano un atto di giustizia, di restituzione, perché in 15 anni la loro pensione ha perso il 30% del suo valore.
Cosa bisognava fare invece di prendersela con i pensionati e i lavoratori che vedono spostarsi sempre più in alto l’asticella della pensione?
Tassare i capitali scudati non dell’1,5% ma almeno del 5%; aumentare l’aliquota di chi ha un reddito alto, sopra i 75 mila euro ma evidentemente Monti ha deciso di fare un regalo a Berlusconi; una vera patrimoniale e non limitarsi alla facciata, agli yacht e ai macchinoni; abbattere gli sprechi della politica, mentre i privilegi restano intatti, così come quelli dei supermanager come ci ricorda la liquidazione di Guadagnini; ridurre drasticamente le spese militari e l’acquisto dei super-caccia. Ti basta? Se non ti bastasse potrei aggiungere dell’altro, per esempio un intervento nei confronti dei fondi pensione a cui i lavoratori autonomi contribuiscono per il 20%, i parlamentari addirittura per l’8%, mentre i lavoratori dipendenti sono costretti a versare il 33%. Invece si vanno a colpire sempre i più deboli, si seguita nella politica dei tagli sensa investimenti per lo sviluppo, tagli alle pensioni, alla sanità , ai servizi, tasse sulla casa. Così si aggrava la condizione delle famiglie che funzionano anche come ammortizzatore sociale di ultima istanza per i giovani a cui sono negati lavoro e futuro.
Dicono che questo è il primo tempo, poi verrà  il secondo…
Non è e non può essere la politica dei due tempi perché senza un progetto che punti allo sviluppo non usciremo dalla crisi, e se ne usciremo sarà  con più povertà  e più diseguaglianze.
Cosa bisognerebbe fare invece?
Ti dico solo una cosa: se si prendessero i soldi dove stanno e non da chi è colpito dalla crisi si potrebbero alzare le pensioni di chi oggi è esentato dal blocco della rivalutazione; si potrebbe mantenere la soglia dei 40 anni; si potrebbe, infine, costituire un fondo per sostenere l’occupazione giovanile.
Se questa è la tua analisi impietosa, cosa dovrebbe fare la Cgil e come intendete muovervi voi?
Domani (oggi, ndr) e nei giorni successivi lo Spi sarà  in tutti i presidi promossi nelle città  dalle Camere del lavoro. E ovviamente, condivido la decisione presa dalla Cgil di indire uno sciopero generale di 4 ore da effettuare al più presto, già  lunedì prossimo.
Il Partito democratico e le forze del centrosinistra dovrebbero votare contro il decreto del governo?
Non dico questo, dico che le forze politiche devono assolutamente modificare il decreto, almeno nelle parti più inique.


Related Articles

Decreto “dignità” e Jobs Act pari sono, il cambiamento che non c’è

Loading

La sentenza della Corte costituzionale ha confermato la continuità tra il Jobs Act e il «Decreto dignità» per quanto riguarda l’indennità che spetta al lavoratore licenziato in maniera ingiusta

A Molfetta la cisterna della morte

Loading

Morti sul lavoro due operai di Bitonto al lavoro nell’azienda ittica Di Dio. Padre e figlio di 50 e 28 anni, per salvare l’altro fratello del giovane, annegano nel serbatoio delle acque reflue, storditi dalle micidiali esalazioni

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment