Il dolore di Dora: «Sono disperata, rivoglio mio marito»

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È la preghiera che Dora ha scelto in morte del marito Valentine Jalestine, 48 anni, nato pescatore, ucciso da una pallottola alla tempia mentre era al timone e andava per mare a caccia di tonni e squali. Capelli e baffi neri: ora guarda la sua casa semivuota da una foto grande come un quaderno, appoggiata su un tavolinetto malconcio e circondata dai ritratti del Sacro Cuore, di Sant’Antonio, di San Sebastiano e altri ancora.
Moothakara, un villaggio di case basse vicino a Kollam, una comunità  cattolica stretta intorno alla Chiesa di San Pietro, costruita nel 1610 dai portoghesi, color oro luccicante, l’unico oro da queste parti. Il 7 febbraio, a mezzogiorno, Valentine saluta la moglie: «Ci vediamo tra dieci giorni». Oceano aperto, lavoro duro, ma sufficiente per mettere da parte i soldi per l’Università  di Derrick pronto a frequentare il corso di ingegneria nel college diretto da Padre Rajesh Martin, il religioso che fa da guida tra le strade squadrate dalle palme. 
La casa dove ci aspetta Dora è quella con i fiori dell’ibisco rosso. Nella penombra del patio vengono incontro due occhi neri inumiditi, un sari verde smeraldo, una mano debole. Poi la donna si ritrae, cercando riparo dietro la scarna figura di suo figlio Derrick. Diciassette anni, un’ombra di precoci baffetti. Quando è nato, suo padre ha chiamato Derrick anche questa casa. Il figlio più piccolo, Jean, 10 anni, è a scuola. Nella retroguardia si sono schierate la nonna Filomena 65 anni, la zia Paulina e la cugina Julie. Non una parola in tre. Tocca a Derrick e lui lo sa. Comincia ondeggiando la testa e cercando con gli occhi Padre Martin e infatti le prime parole hanno il suono di una lezione imparata a memoria (e con fatica): «Per sparare a qualcuno ci vuole una ragione, ma loro, i due marinai italiani, loro hanno violato le regole. Devono essere puniti, duramente…» Occhiata benevola di Padre Martin e Derrick conclude: «…seguendo le leggi indiane». Come dire: vogliamo giustizia, non una vendetta. 
Dal tavolinetto arriva il profumo acre dell’incenso. Seduti sulle sedie di plastica del soggiorno si vede la camera di Dora e Valentine: il letto è furiosamente sfatto. «Sono disperata», riesce finalmente a dire la moglie. Ha sposato Jalestine, 19 anni fa, «il 5 maggio», con un matrimonio combinato tra le famiglie, come da tradizione. Ci guardiamo in silenzio. Derrick si alza e ci fa vedere la sua camera: non c’è niente neanche qui. A parte un altro letto sconvolto e uno spago sospeso carico di pantaloni e magliette. D’accordo. Ciao Derrick. «Aspetta, guarda che io non ce l’ho con l’Italia, a me piace il vostro Paese, vedo sempre le vostre partite e so che ci sono tante cose belle. Ma i due soldati sono colpevoli, sono colpevoli».


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