L’Italia rallenta ancora «È entrata in recessione»

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ROMA — Ora c’è la conferma puntuale dei numeri: siamo in recessione. L’Istat ha registrato per il quarto trimestre del 2011 un calo del Prodotto interno lordo dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti. È il secondo consecutivo e sancisce in termini tecnici la recessione. Non se ne uscirà  troppo in fretta, e non solo perché è già  stato calcolato un effetto di trascinamento negativo per lo 0,6% sul 2012. L’economia, secondo le stime prevalenti, continuerà  a contrarsi anche nella prima metà  di quest’anno e le previsioni, sostengono per esempio gli economisti della Banca d’Italia, indicano una caduta del Pil dell’1,5% per l’intero 2012. «Succede raramente di avere un periodo così prolungato di grande difficoltà  economica», ha osservato il ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera mentre il premier Mario Monti ha rassicurato sul fatto che non ci saranno altre manovre. Sui mercati però i dati sull’economia, ma ancora di più la frenata nella soluzione della crisi greca, sono tornate le tensioni: i rendimenti dei Btp decennali sono risaliti al 5,74% e lo spread con i Bund tedeschi di uguale durata ha sfiorato i 390 punti, (388,8 punti). 
A causa della caduta del Pil della seconda metà  dell’anno, l’Italia ha chiuso il 2011 con una crescita dello 0,4%, che si confronta con l’1,4% del 2010. In particolare la dinamica è stata positiva per l’agricoltura, negativa per l’industria e stazionaria per i servizi. La recessione non riguarda però la sola Italia. Secondo l’Eurostat nel quarto trimestre 2011 è risultato in calo il Pil sia dell’Eurozona sia della Ue rispettivamente dello 0,7% e dello 0,9% nei confronti del trimestre precedente. Su base annua la crescita è stata dell’1,5% e dell’1,6%. L’Italia è l’unico in recessione tecnica tra i principali paesi del continente. Tra i quali spicca la Francia la cui economia, pur rallentando ha mantenuto il segno positivo dello 0,3%, anche nell’ultimo scorcio del 2011. Diversamente, la Germania ha segnato un calo dello 0,2% dopo un aumento dello 0,6% nel terzo trimestre, la Spagna dello 0,3% dopo lo zero di luglio, agosto e settembre e il Regno Unito dello 0,2% dopo un aumento dello 0,6%. 
La recessione rende più arduo il processo di riduzione del debito pubblico, il cui valore è comunque significativo solo in rapporto al Pil. In termini assoluti, secondo i dati Bankitalia, nel 2011 ha toccato i 1.897,9 miliardi, 55,1 miliardi in più del 2010. Il fabbisogno dello Stato è invece diminuito: nel 2011 è stato pari a 62,6 miliardi, 4,8 miliardi in meno dell’anno precedente e se non ci fossero stati i sostegni finanziari ai paesi in difficoltà  dell’Eurozona, sarebbe sceso a 53,4 miliardi da 63,1. Quanto ancora al debito, che viaggia attorno al 120% del Pil, l’aumento del 2011 è stato determinato, secondo Bankitalia, oltre che dal fabbisogno dall’emissione di titoli sotto la pari (che ha comportato scarti di emissione pari a 11,3 miliardi) e dal deprezzamento dell’euro. Nel complesso del biennio 2010-11 il sostegno finanziario ai paesi dell’area dell’euro è stato pari a 13,2 miliardi (10 concessi alla Grecia, 1,6 al Portogallo e 1,6 all’Irlanda). Bankitalia ieri ha diffuso anche le cifre delle entrate fiscali che in dicembre hanno toccato i 72,518 miliardi di euro, il 3,7% in più del dicembre 2010 mentre nell’intero 2011 sono state pari a 403,111 miliardi, l’1,57% in più del 2010.


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