Killer «in missione generale»

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Ha resistito per lunghe ore, il killer dei tre militari, dei tre bambini ebrei e del professore di religione, che ieri sera, mentre scriviamo non si era ancora arreso. Ieri, alle 3:05 del mattino, i poliziotti del Raid, un corpo speciale, hanno circondato l’abitazione di Mohammed Merah, 23 anni, in una strada non lontana dal centro di Tolosa. L’uomo ha risposto con alcuni colpi di arma da fuoco; tre poliziotti sono stati feriti. Poi si è messo a parlare, a rivendicare i crimini commessi l’11, il 15 e il 19 marzo, prima l’uccisione di un militare a Tolosa, poi di altri due a Montauban (ferendone un altro), infine il massacro alla scuola ebraica di lunedì. Ieri, mercoledì, aveva programmato di uccidere un poliziotto, già  individuato, e altri agenti dell’ordine. «Dice di essere un mujaihiddin, di appartenere a Al Quaeda – ha affermato il ministro degli interni, Claude Guéant, presente sul posto – dice di voler vendicare i bambini palestinesi e allo stesso tempo di aver voluto prendersela con l’esercito francese». I due fratelli, nell’auto di uno dei due è stato trovato dell’esplosivo, la compagna di uno di loro, due sorelle e la madre sono stati posti ieri in stato di fermo, per stabilire se ci sono state complicità . 
L’assassino, che pare un lupo solitario anche se ha detto di «aver accettato una missione generale», era stato identificato martedì, grazie all’incrocio di informazioni e schedature. Di professione sembra sia carrozziere. Un concessionario Yamaha aveva preso contatto con i poliziotti per segnalare una persona, che è risultata essere il fratello, che aveva chiesto come disinnescare il Gps (che serve per reperire le moto rubate). È stato individuato l’indirizzo Internet, dal computer della madre del killer, usato per trarre in inganno il primo dei militari uccisi (che voleva vendere una moto). Nelle schedature degli islamisti compariva da anni il nome di Mohamed Merah. Di lui si sa che è un tolosano di origine algerina, che aveva già  avuto a che fare più volte con la giustizia per reati minori, che era stato in carcere, ma soprattutto che aveva fatto due soggiorni in Afghanistan e in Pakistan, dove si era addestrato con Al Quaeda. Secondo un’informazione proveniente da un direttore di carcere a Kandahar, Merah sarebbe stato arrestato in Afghanistan nel 2007 e sarebbe poi riuscito a fuggire nel 2008 assieme a un gruppo di talebani. 
Mohamed Merah ha telefonato all’una di notte, prima dell’arrivo del Raid sotto casa sua, alla tv France 24. Ha rivendicato gli assassinii, dato dettagli precisi. Con voce «calma e educata», afferma la giornalista che ha risposto al telefono, ha detto di essersi voluto vendicare della legge contro il velo islamico e della presenza dei soldati francesi in Afghanistan. Ha spiegato di aver filmato tutto e di avere l’intenzione di mettere a breve tutto su Internet. Ha detto di aver agito per protestare contro la situazione dei bambini in Palestina. Salam Fayyad, primo ministro palestinese, ha subito reagito: «È tempo che questi criminali smettano di rivendicare atti di terrorismo a nome dei palestinesi e di pretendere di difendere la causa dei bambini che chiedono solo una vita decente per loro stessi e per tutti i bambini del mondo».
Il criminale «parla molto», ha detto Guéant. Ad un certo punto ha gettato dalla finestra la pistola che aveva usato per uccidere, ma all’interno dell’appartamento c’è un arsenale. Per questo le trattative con la polizia sono durate ore. Nicolas Sarkozy ha chiesto esplicitamente di «prenderlo vivo». Per questo non c’è stato l’assalto all’abitazione, situata al pian terreno di una palazzina di quattro piani, che ieri mattina è stata evacuata, dopo che erano stati tagliati luce, gas e acqua. 
L’uomo si è vantato, in questi dialoghi, di aver «messo in ginocchio» la Francia. Il paese si interroga sulla presenza di cellule jihadiste, sui soggiorni in Afghanistan e in Pakistan di giovani francesi di origine immigrata. La polemica politica è solo iniziata. L’estrema destra è sul piede di guerra. La marcia comune tra ebrei e musulmani, che era stata organizzata per domenica dopo il massacro alla scuola ebraica e prima che si conoscesse il nome dell’assassino, è stata annullata. Ma Richard Paquier, presidente del Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia) assicura che «la solidarietà  resta intatta con gli amici musulmani».


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