La guerra del crocifisso “Esibirlo non è un diritto”

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LONDRA – «In hoc signo vinces»: con questo segno vincerai. Il segno era una croce. E l’imperatore Costantino, vedendolo apparire in cielo, si convertì al cristianesimo, facendone la religione ufficiale dell’Impero romano e dunque dell’Europa intera, come è ancora oggi. Ma a secoli di distanza quel simbolo avrebbe perso di significato: così perlomeno sostiene l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. «La croce è diventata poco più di una decorazione religiosa», afferma il leader spirituale della Chiesa Anglicana. «Un totem a cui le persone religiose manifestano attaccamento in sostituzione della fede». Una specie di souvenir, prosegue l’arcivescovo, citando il passo del Vangelo in cui Gesù scaccia i mercanti dal tempio, per concludere: «Il tempio odierno è una fabbrica della religione piuttosto che un luogo di preghiera. E in questo periodo di Quaresima dovremmo chiederci quanto ci siamo lasciati coinvolgere dalla commercializzazione della religione».
Parole pesanti, pronunciate per di più durante una funzione a Roma, dove il capo della Chiesa Anglicana ha incontrato nei giorni scorsi papa Benedetto XVI. Ancora più pesanti, perché coincidono con l’apertura di un processo alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo centrato proprio sulla croce cristiana e il diritto a indossarla, non come decorazione commerciale bensì come dichiarazione di fede. Un processo che parte da un episodio avvenuto a Londra: sei anni fa una hostess della British Airways, Nadia Eweida, fu sospesa dal servizio per avere indossato un crocefisso sull’aereo. Un gesto che, secondo la compagnia aerea, poteva offendere la sensibilità  di passeggeri di altra religione: perciò le era stato proibito, ma lei insisteva a portare lo stesso la croce al collo. All’epoca, il primo ministro britannico Blair le espresse il suo appoggio, osservando che la British Airways stava esagerando, e in seguito il regolamento in materia è cambiato. Ma la hostess, convinta di avere subito un torto, ha fatto causa all’azienda presso il tribunale internazionale di Strasburgo, per stabilire una volta per tutte il suo diritto.
Sennonché l’attuale governo britannico, guidato dai conservatori, si prepara a schierarsi con la British Airways, affermando che i cristiani non hanno il dovere e neppure il diritto di esibire la croce come manifestazione della propria fede, diversamente da altre religioni che comportano obblighi specifici per esempio riguardo all’abbigliamento (come coprirsi il capo con un velo, per le donne musulmane). La presa di posizione del governo fa però arrabbiare un importante membro dei Tories, il sindaco di Londra Boris Johnson, che in un articolo pubblicato ieri dal Daily Telegraph definisce «un’idiozia» la tesi che la croce non sia un simbolo di fede e che i cristiani non possano portarla. E l’intervento dell’arcivescovo di Canterbury getta altra benzina sul fuoco: «È scandaloso che il leader della chiesa d’Inghilterra non riconosca il valore della croce», commenta un portavoce del Christian legal centre, un’associazione che si è unita alla hostess nella causa contro la British Airways. Chi vincerà , nel segno della croce?


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