Sorrell: Internet, è ora di investire La crescita c’è

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Per Wpp, primo gruppo mondiale di comunicazione e advertising, il quadro è molto diverso: «Il 2011 è stato un anno record», sostiene Sir Martin, 67 anni, da oggi a Roma per presiedere i lavori dell’Ibac, il club esclusivo che raccoglie 50 fra Ceo, imprenditori e top manager di aziende multinazionali, riuniti per suggerire strategie di investimento e sviluppo al sindaco della capitale Gianni Alemanno. L’anno scorso Wpp, per la prima volta nella sua storia, ha superato un miliardo di sterline di utile prima delle tasse (1,2 miliardi di euro), in salita del 18%, mentre i ricavi hanno raggiunto 10 miliardi (+7,4%). La crescita è arrivata dai Bric, cioè Cina, India, Brasile e Russia, e da quei Paesi che sir Martin chiama i «Next 11», le prossime 11 economie emergenti tra Asia e Africa; ma anche dal digitale. «I nuovi mercati e i new media valgono, rispettivamente, il 30% del nostro fatturato», spiega. E questa percentuale aumenterà  al «35-40% nei prossimi 3-4 anni». Un altro esempio: l’anno scorso Wpp ha speso 1,6 miliardi di dollari con Google, che quest’anno saliranno a 2 miliardi, mentre raddoppierà  la spesa su Facebook da 200 a 400 milioni di dollari.
Le prospettive sono rosee anche per 2012: la crescita continuerà  «in modo simile al 2011», perché a dispetto del rallentamento economico «quest’anno beneficerà  degli Europei di calcio, dell’Olimpiade di Londra e delle elezioni presidenziali in America». Semmai sir Martin è più «preoccupato per il 2013», un anno privo di grandi eventi sportivi e con il rischio serio che l’America possa ritrovarsi con un presidente democratico (scommette su Obama) e un Congresso repubblicano, una combinazione che potrebbe frenare il Paese, obbligato invece ad affrontare senza indugi la questione del deficit eccessivo.
A chi si preoccupa per il rallentamento della Cina, sir Martin replica che «Pechino vuole migliorare la qualità  della crescita, puntando a incrementare i consumi interni, migliorare il welfare e i servizi per le attività  economiche». In Europa Sorrell preferisce distinguere: l’Est europeo, che include Germania, Polonia e Russia, ha «buone prospettive». L’Ovest un po’ meno: «La strada per la ripresa sarà  lunga e faticosa. Per uscire dalla grande depressione degli anni 30 siamo dovuti arrivare fino alla Seconda guerra mondiale», ricorda. A impensierire piuttosto è la Francia, dove «c’è più incertezza», mentre è «più ottimista» per Regno Unito e Italia. «Finché c’è la volontà  di portare i conti pubblici al pareggio ed esiste una strategia per la crescita e l’occupazione, c’è speranza per un futuro migliore, anche se occorrerà  del tempo», dice sir Martin. E loda il premier Mario Monti, per aver creato le condizioni per il rilancio, sebbene con «misure dolorose nel breve periodo, ma utili nel lungo termine». 
Piuttosto, da uomo di pubblicità , Sorrell riconosce che la candidatura di Roma per l’Olimpiade del 2020 «è stata un’occasione persa». I progetti in nuove infrastrutture e il turismo sono un volano per l’intera economia, non solo per il mercato dell’advertising. E poi «gli investimenti in infrastrutture sono necessari in ogni caso, i Giochi rappresentano una scusa per realizzarli in fretta. Ma vista la sfida che aveva davanti Monti, probabilmente ha fatto la scelta giusta», ammette. Come trovo lo stato d’animo dei nostri clienti italiani? Cupo. È comprensibile, in tempi di austerità ; tutti diventato prudenti e conservatori nelle decisioni di spesa e di investimento». Invece bisognerebbe fare il contrario: «Quando le cose vanno male, bisogna investire per rafforzare il proprio marchio e guadagnare quote di mercato», suggerisce.


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Il (vero) conto dei sacrifici più pesanti

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Le pensioni contribuiranno pesantemente alla manovra. Circa metà  dei pensionati, quelli che prendono un assegno superiore a due volte il minimo (circa 960 euro, ha detto il premier Mario Monti) non avranno per i prossimi due anni l’adeguamento all’inflazione, perdendo così potere d’acquisto. È una misura imposta dalla necessità  di far cassa: il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, non lo ha nascosto. Non voleva chiedere questo sacrificio, ma alla fine si è dovuta piegare alle urgenze di bilancio ed è solo riuscita a escludere dal taglio le pensioni più basse.

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