La Flottiglia rilancia la sua sfida “Arriveremo in tanti con aerei di linea”

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GERUSALEMME – C’è una nuova Flottiglia che è pronta a muoversi verso Israele, questa volta ha scelto aerei e non imbarcazioni per avvicinarsi ai confini della Palestina. Alcune centinaia di attivisti filo-palestinesi tra sabato e domenica proveranno a sbarcare a Tel Aviv da aerei di linea provenienti da una quindicina di paesi, fra cui l’Italia. Vogliono andare a Betlemme. Due anni fa una sfida più “militante”, quella della Flottiglia di navi partite dalla Turchia, terminò in tragedia. Durante uno scontro in alto mare alcuni militanti turchi, anche armati di coltelli, furono uccisi dopo aver resistito all’assalto dei soldati israeliani che volevano bloccare le navi dirette verso Gaza.

All’aeroporto Ben Gurion da giorni la polizia israeliana ha incontrato le compagnie aeree per spiegare che decine di attivisti verranno immediatamente rispediti indietro se mai dovessero atterrare in Israele con i voli di linea. Non è chiaro come faranno a sbarcare in Israele, visto che la polizia a poche ore dall’arrivo dei voli consegnerà  alle compagnie aeree una lista dei militanti a cui vieteranno l’ingresso, e che quindi le compagnie dovranno riportare indietro a loro spese.

Da sabato centinaia di poliziotti saranno schierati all’aeroporto di Tel Aviv: i passeggeri verranno controllati all’interno degli aerei prima di poter sbarcare. La “Flottiglia volante” si è data appuntamento a Betlemme dove è prevista l’inaugurazione di una nuova scuola: la missione «Benvenuti in Palestina» prevede anche la ristrutturazione della scuola materna «Il Piccolo Principe», la riparazione di pozzi danneggiati nella regione di Betlemme e la realizzazione di un museo sulla storia dei rifugiati palestinesi.

Nel frattempo l’Autorità  palestinese di Abu Mazen sta provando a fare nuovamente pressioni sul governo Netanyahu per far ripartire un negoziato sui territori occupati: l’ambasciatore palestinese all’Onu ha presentato una richiesta al Consiglio di Sicurezza per chiedere la condanna dei nuovi insediamenti ebraici: «La costruzione di questi nuovi insediamenti evidenzia la natura ambigua delle dichiarazioni in cui Israele dice di voler tornare a negoziare». E ieri a Washington per la prima volta da settimane è tornato a riunirsi il quartetto a livello ministri degli esteri (Ban Ki-moon, Clinton, Lavrov e Ashton): il comunicato finale della riunione invita israelianie palestinesi «a fare passi concreti per rendere l’atmosfera più adatta ai negoziati». Tutti prevedono però che fino alle elezioni americane non si muoverà  nulla. A meno di sorprese.


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