La scuola di Spagna scende in piazza contro i tagli

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«No recortes», «contra les retallades en educacià³», «Sos Educacià³». In centocinquantamila hanno detto no ai tagli nella scuola pubblica ieri a Barcellona. Una manifestazione molto partecipata, colorata e chiassosa. Lo sciopero della scuola è stato un successo come hanno sottolineato i sindacati, secondo i quali l’80% del personale docente (il 70% nelle scuole primaria e secondaria e il 90-95% nelle università ) si è astenuto dal lavoro. Secondo il segretario generale della Federacià³n de Enseà±anza di Comisiones Obreras, José Campos, «è stato lo sciopero con più adesione nella storia». Ma oltre agli insegnanti ieri in piazza c’erano anche migliaia di studenti, dai piccoli delle materne ai più grandi delle medie e superiori, fino agli universitari. In piazza anche molti genitori, seriamente preoccupati per il futuro della scuola pubblica. Il giallo delle magliette «SOS enseà±anza pàºblica de calidad» ha dato il colore alla piazza, i fischietti e gli slogan le hanno dato voce. Rumoroso il corteo si è spostato lentamente da Plaà§a Universidad verso Pla de Palau, dove è arrivato dopo oltre due ore, con moltissima gente che non è nemmeno giunta alla fine. Apriva il corteo lo striscione «Contra los recortes en educacià³n». Tre gli obiettivi dello sciopero di ieri per il sindacato: fermare l’aumento del numero di alunni per classe; evitare la chiusura delle mense scolastiche e terzo rivendicare che il 50% dei giovani che ricevono il sussidio di disoccupazione possano avere un luogo dove studiare ma senza dover pagare tasse di 360 euro a corso per passare al livello successivo ai corsi professionali. Gli studenti hanno improvvisato sit in nelle vie principali del centro, bloccando per qualche minuto il traffico. Non si tratta dell’ultima manifestazione per la scuola, visto che le organizzazioni sindacali stanno già  preparando nuove mobilitazioni per giugno. In Catalunya la protesta era rivolta anche ai tagli operati dalla Generalitat soprattutto alle scuole materne e di musica, oltre all’aumento delle ore di lavoro per maestri e professori in modo da non dover assumere quei 1500 insegnanti in più di cui la Catalunya avrà  bisogno il prossimo anno (si stima che ci saranno 15mila nuovi alunni). Per il sindacato, «i tagli del governo centrale, sommati a quelli della Generalitat, rappresentano un vero e proprio attentato alla scuola». La ministra catalana all’istruzione, Irene Rigau, ha assicurato che i 67.054 docenti attuali bastano, «si tratta – ha detto – di ottimizarne l’utilizzo». A livello nazionale i sindacati hanno stimato la partecipazione allo sciopero in un milione di docenti di tutti gli ordini di scuola. Gli studenti interessati dallo sciopero sono stati oltre sette milioni e mezzo. Secondo il ministero dell’istruzione soltanto il 19,4% degli insegnanti ha aderito allo sciopero proclamato dalle organizzazioni sindacali. Il governo del Partido Popular del premier Mariano Rajoy ha annunciato per il 2012 tagli per 3 mila milioni di euro nel campo dell’istruzione, pari al 21% del budget previsto per la scuola. Un taglio che prevede, come ha spiegato il ministro dell’istruzione José Ignacio Wert, tra le altre cose l’aumento del numero di studenti per classe (fino a un 20% in più, con conseguente taglio di classi), tagli alle mense, un aumento fino al 66% delle tasse universitarie. Se Barcellona ha impressionato per la massiccia partecipazione, altre regioni non sono state da meno. Ad Aragon l’adesione allo sciopero è stata del 73% e a Zaragoza c’è stata una manifestazione di almeno 30 mila persone. In Asturias la partecipazione è stata dell’80% e in Murcia tra il 75 e il 98%. Per il premier Rajoy, dallo sciopero generale del 29 marzo scorso è stato un susseguirsi di manifestazioni contro le politiche del governo. Oggi i sindacati saranno di nuovo in piazza in molte città  della Spagna. Domani infatti arriva in parlamento il progetto di legge sulla riforma del lavoro fortemente osteggiato da lavoratori e dai loro rappresentanti.


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