Africa occidentale, anche in Niger i militari tentano il golpe

Africa occidentale, anche in Niger i militari tentano il golpe

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Fronda nell’esercito, il presidente Bazoum detenuto nel suo palazzo. Spari sui suoi sostenitori in strada e voci di un blitz per liberarlo

 

Dopo Mali, Guinea Conakry e Burkina Faso, anche il Niger rischia di cadere sotto il controllo dei militari. Nelle prime ore della mattinata di ieri l’accesso al palazzo presidenziale è stato bloccato da elementi della Guardia presidenziale. Mentre alcune fonti indicano un’azione causata «dal malcontento» di parte dell’apparato militare nigerino, altre non esitano a parlare di un «tentato golpe» ai danni dell’attuale presidente Mohamed Bazoum.

La mossa ha costretto il capo dello stato nigerino a negoziare con gli ammutinati che, secondo quanto riporta l’agenzia Afp, si sono «rifiutati di rilasciare il presidente», richiedendo le sue immediate «dimissioni». In mattinata, nelle vicinanze del palazzo sembrava essere tornata la calma, ma la situazione rimane tesa mentre scriviamo, dopo alcuni spari contro i manifestanti pro-Bazoum. La stampa nigerina indica un «ultimatum» – e un possibile blitz nella notte – nei confronti degli ammutinati, il cui numero è ancora sconosciuto, con numerosi soldati schierati davanti alla sede della tv pubblica e nelle arterie principali della capitale, Niamey.

IN UN TWEET la presidenza del Niger ha indicato che «elementi della guardia presidenziale erano impegnati in colloqui con Bazoum, nel vano tentativo di ottenere l’appoggio delle forze armate e della guardia nazionale, rimaste fedeli al presidente». Pur ribadendo che Mohamed Bazoum e la sua famiglia «stanno bene», la presidenza ha indicato l’avvio di una serie di trattative, senza precisare la tempistica, con l’obiettivo di evitare «scontri tra i membri della guardia presidenziale coinvolti e il resto dell’esercito».La Guardia presidenziale è guidata dal generale Omar Tchiani, già in carica sotto il regime di Mahamadou Issoufou, e che Bazoum ha lasciato al suo posto quando è salito al potere nel 2021. Secondo fonti attendibili, il presidente stava valutando, nei giorni scorsi, di «rimuoverlo dal suo incarico».

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Dalla sua indipendenza dalla Francia, nel 1960, il Niger ha avuto una costante instabilità politica con 4 diversi colpi di stato: dal primo, nell’aprile 1974, contro il presidente Diori Hamani fino a quello che rovesciò il presidente Mamadou Tandja, nel 2010. Lo stesso si può dire anche per i tentativi di golpe come quello dello scorso 31 marzo 2021 con l’arresto di Sani Gourouza, un capitano dell’aeronautica, dopo un presunto tentativo di colpo di stato, due giorni prima che il presidente Mohamed Bazoum prestasse giuramento. O quello dello scorso aprile 2022 che aveva visto coinvolto Ousmane Cissé, ex ministro dell’interno, che aveva tentato di prendere il potere mentre il presidente era in Turchia.

IN DIFFICOLTÀ anche il principale sponsor di Bazoum: la Francia. Il Niger è rimasto l’ultimo «alleato» e paese del Sahel – oltre al Ciad – dove si sono posizionati i circa 2mila militari della forza antijihadista francese Barkhane e quelli della missione a mandato europeo Takuba (anche l’Italia partecipa con circa 300 militari), dopo il loro ritiro sia dal Mali che dal Burkina Faso. La possibile caduta anche di Bazoum priverebbe i partner occidentali dell’unico punto di riferimento rimasto, dopo i massicci investimenti sia da parte dell’Unione europea che degli Stati Uniti, che hanno anche l’obiettivo di contrastare l’ascesa russa nell’area.

Parigi «si dice preoccupata per la situazione nel paese», mentre il neopresidente della Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao), il nigeriano Bola Tinubu, fa sapere che l’organizzazione africana «non riconoscerà nessun governo se non quello del legittimo presidente eletto Bazoum».

* Fonte/autore: Stefano Mauro, il manifesto



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