Nuove reclute dei ribelli

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Nella giornata di ieri, Cameron ha avuto anche una conversazione telefonica con il presidente francese, Franà§ois Hollande. Londra e Parigi hanno discusso su come appoggiare i ribelli siriani con mezzi «non letali». È del 10 agosto scorso, l’annuncio del ministro degli esteri inglese, William Hague, di un invio di 5 milioni di sterline (6,3 milioni di euro) ai ribelli siriani. In precedenza, il Regno unito aveva stanziato 1,4 milioni di sterline (1,7 milioni di euro) per sostenere l’opposizione siriana e circa 34,9 milioni di euro in aiuti umanitari. E l’Italia non è da meno. In merito alla Siria, il ministro degli esteri, Giulio Terzi, ha parlato di «crisi irreversibile» e «transizione inevitabile» per il regime siriano. «L’Italia, oltre a promuovere il dialogo, e a dare assistenza ai profughi, sta considerando la fornitura all’opposizione (siriana, ndr) di strumenti di comunicazione utili per poter prevenire attacchi contro civili e si sta preparando per il dopo-Assad» – è quanto ha aggiunto Terzi.
D’altra parte, la crisi siriana sta coinvolgendo sempre più i paesi vicini. La tregua di 24 ore indetta ieri nella città  di Tripoli, nel nord del Libano, è stata subito violata. Dopo i 12 morti di mercoledì, si registrano altre due persone uccise in scontri tra alawiti pro-Assad del quartiere Jabal Mohsen e sunniti, vicini ai ribelli siriani, del distretto di Bab al-Tebbaneh. Anche nel Kurdistan turco ci sono stati nuovi attacchi all’esercito da parte di militanti del partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). Intorno alla città  di Hakkari, nella Turchia sud-orientale, sono stati uccisi 16 militanti kurdi e un soldato turco. Proprio nei giorni scorsi, erano arrivati gli avvertimenti di Ankara su una possibile estensione della crisi siriana in Turchia per i legami tra kurdi siriani e Pkk. Per questo, le autorità  turche si erano espresse a favore di una «zona cuscinetto» di venti chilometri, lungo il confine siriano, con cinque aree di sicurezza e operazioni mirate contro il Partito kurdo siriano dell’Unione democratica (Pyd). 
Come se non bastasse, sono proseguiti ieri gli scontri in tutta la Siria tra ribelli e esercito regolare. Combattimenti si sono registrati nelle periferie di Damasco e nel centro di Aleppo. L’artiglieria e gli elicotteri dell’esercito siriano hanno colpito la città  di Daraya, sulla strada sud-occidentale per Damasco. I militari avrebbero poi ripreso il controllo del quartiere periferico di Mouadamiya, tradizionale roccaforte dei soldati siriani. Mentre ad Aleppo, le truppe filo-governative hanno attaccato il quartiere di Saif al-Dawla, controllato dagli insorti. Secondo i ribelli, sarebbero almeno 90 i morti negli scontri di ieri, che hanno avuto luogo anche a Daraa, Idbil e Herak. Negli scontri, ha perso la vita anche Rustam Gelayev, figlio del leader indipendentista ceceno, Ruslav Gelayev. Secondo fonti della diplomazia russa, ci sarebbero almeno 15 mila combattenti stranieri al fianco dei ribelli in Siria. Ad avvertire sulle conseguenze delle violenze in Siria, è arrivato un nuovo monito di Amnesty international. Secondo l’organizzazione umanitaria, sono aumentate le esecuzioni sommarie, mentre sia gli insorti sia l’esercito farebbero uso di «bombe non guidate, colpi di artiglieria e mortai», accrescendo il pericolo per i civili.
Infine, proseguono i tentativi di dialogo tra le forze in campo, promossi dal nuovo inviato delle Nazioni unite, il diplomatico algerino, Lakhdar Brahimi. Il successore di Kofi Annan è atteso a New York dove incontrerà  il segretario generale, Ban Ki moon. Incontri di delegazioni turche e degli Stati uniti sono previsti anche ad Ankara. Mentre è fissato per il 30 agosto un controverso incontro a Tehran dei paesi Non allineati, a cui prenderanno parte anche l’Egitto e la Corea del nord.


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