L’accoglienza di Atene alla Merkel

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ATENE. Bottiglie sul convoglio presidenziale, scontri, feriti, dodici arresti e 93 fermi. L’arrivo di Angela Merkel ieri ad Atene ha fatto fuoco e fiamme. La cancelliera tedesca, alla sua prima visita dall’inizio della crisi, secondo alcuni osservatori provocatoriamente vestita con la stessa giacca verde pisello che indossava la sera della partita Germania-Grecia agli Europei (vinta dai primi per 4-2, per la cronaca), è stata accolta da una pesante contestazione, rivolta contro le politiche di austerity che avviano il Paese all’ennesima manovra finanziaria lacrime e sangue, con 37 miliardi di tagli e tasse alle porte per poter ottenere una nuova tranche di aiuti internazionali.
In una blindatissima piazza Syntagma, davanti al parlamento, si sono radunate almeno 70 mila persone, provenienti da diversi cortei che provavano ad aggirare i blocchi della polizia. Contemporaneamente, Merkel è stata accolta da uno sciopero di quattro ore degli statali e del settore privato ad Atene (ma si prepara un altro sciopero generale in coincidenza con il vertice europeo del 18 e 19 ottobre a Bruxelles), che ha provocato la paralisi dei mezzi pubblici, e da una manifestazione dei comunisti del Kke, che come al solito hanno preferito manifestare da soli radunando circa 20 mila persone a piazza Omonia. Alcuni manifestanti sarebbero riusciti perfino ad avvicinare il convoglio presidenziale, lanciando alcune bottiglie. Decine di altri cortei si sono svolti in contemporaneamente nel resto del paese, il più significativo a Volos dove è stato assediato il consolato tedesco.
La polizia ha approfittato del lancio di pietre e di qualche molotov per sgomberare la piazza Syntagma con i gas lacrimogeni e per dare il via a cariche indistinte. Un intervento sproporzionato, la protesta è stata in gran parte pacifica, con il chiaro obiettivo di svuotare la piazza prima che arrivasse il resto dei manifestanti. A riprova di ciò, il fatto che la maggioranza dei fermi e degli arresti è avvenuto lontano da Syntagma.
Il governo di Antonis Samaras aveva mobilitato un esercito di almeno settemila poliziotti, provenienti da tutte le parti della Grecia, e nei giorni precedenti aveva alimentato un clima di paura per tentare di limitare la partecipazione alle manifestazioni. I deputati di Syriza e gli avvocati dei movimenti si sono mobilitati subito per cercare di offrire protezione legale alle persone arrestate o fermate.
Per il presidente del gruppo parlamentare di Syriza Tsipras la cancelliera tedesca è venuta «per sostenere i merkelisti Samaras, Venizelos e Koubelis, ma l’unico messaggio che arriva da questa giornata è che l’Europa dei popoli vincerà  su quella dei Memorandum e della barbarie». Per la segretaria del Kke Papariga «vinceranno i popoli che non esiteranno a rompere le loro catene di classe».
Molto diversi i toni del governo di centrodestra. «Ho ricevuto un’amica», ha detto Samaras nella conferenza stampa che ha seguito il colloquio con Merkel, sottolineando che il paese onorerà  i suoi vincoli. «Il popolo greco non chiede soldi e favori, ma l’occasione per stare in piedi da solo, metteremo in atto misure che avremmo dovuto adottare molto tempo fa», ha proseguito Samaras sottolineando come Merkel sia rimasta contenta per i «progressi» del paese. La cancelliera tedesca, da parte sua, ha dichiarato di appoggiare gli sforzi di Samaras per imporre i tagli e ha chiesto di intensificare le riforme necessarie per far uscire Atene dalla crisi: «La Grecia ha fatto grandi progressi fino ad oggi», ha detto, però «se non prosegue su questa strada le cose saranno più drammatiche». Merkel ha promesso che farà  di tutto per convincere la Banca Europea degli Investimenti e altri fondi europei ad aumentare i prestiti alla Grecia per aiutare l’economia greca a crescere. Per quanto riguarda lo sblocco degli aiuti, infine, «i requisiti al momento ci sono, ma dobbiamo aspettare la relazione della Troika. Ora è il momento di fare scelte cruciali per la crescita. Il pagamento di una tranche dei prestiti internazionali non risolverà  tutti i problemi. Quello che è in gioco è l’Unione Europea stessa».
L’unico a ricordare alla cancelliera tedesca la sofferenza sociale imposta dai tedeschi è stato il presidente della repubblica Karolos Papoulias, incontrato nel palazzo presidenziale, che ha spiegato come la popolazione sia allo stremo («abbiamo quasi esaurito la nostra capacità  di resistenza»), e per questo «dobbiamo pensare a misure per lo sviluppo, per combattere la disoccupazione giovanile e quella femminile».


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