«La sanità  non verrà  privatizzata»

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ROMA — «Affermare la necessità  di rendere il servizio sanitario nazionale pienamente sostenibile, non ha nulla, proprio nulla a che vedere con la logica della privatizzazione». Mario Monti interviene alla celebrazione del 50esimo anniversario del Nucleo antisofisticazioni (Nas) dei carabinieri, e torna sulle parole di tre giorni fa, che avevano suscitato polemiche e allarmi, fra i partiti come fra i sindacati.
Il capo del governo chiarisce meglio il suo pensiero, dice che non c’è allo studio alcun tentativo di modificare l’assetto dell’attuale sistema, semmai sarebbe opportuno aprire una riflessione per prevenire squilibri futuri: «Riformare significa riconoscere che in passato non sono state sempre prese decisioni responsabili», chiarisce Monti, per il quale «servire i cittadini e non servirsi dei cittadini deve essere il principio a sostegno dell’azione di governo del Paese».
Una regola che vale anche per il servizio sanitario universale, la cui sostenibilità  economica potrebbe essere non garantita nei prossimi decenni, a fronte dell’invecchiamento della popolazione e dell’allungamento della vita media. Nonostante ciò, ha precisato il presidente del Consiglio, «il diritto alla salute e l’organizzazione pubblica del servizio sono requisiti irrinunciabili di sviluppo sociale e convivenza civile». Diritti «a garanzia dell’uguaglianza del cittadino, un principio fondamentale tutelato dalla Costituzione di un’Italia civile che va sostenuta». In sintesi: quello della salute pubblica «è un valore che va preservato anche nel futuro», ma «introducendo innovazioni e adattamenti che i tempi richiedono».
Insomma nessun tentativo di cambiare il sistema, soltanto uno spunto di riflessione a futura memoria. Poco prima era stato il ministro della Salute a ridimensionare le parole del premier: «Sulla stampa si è scatenata una tempesta in un bicchiere d’acqua: non esiste l’ipotesi privatizzazione». È l’invecchiamento della popolazione, ha aggiunto Balduzzi, «a far sorgere il dubbio della sostenibilità  in un sistema come il nostro che dà  molto con poche risorse».
Monti ha anche speso parole a favore del sistema pubblico: «L’eccellenza sta anche nel pubblico e non sempre il privato è immune dalle logiche improprie del condizionamento, di scelte non sorrette da assoluta trasparenza e competenza. La scelta del migliore, pensiamo ai medici, non può essere influenzata da logiche di appartenenza o amicizia: riformare significa riconoscere che in passato, sotto lo scudo delle buone intenzioni non sono sempre state assunte decisioni responsabili».


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