Il centrodestra «Il governo cadde per una congiura Faremo un’inchiesta»

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ROMA — Silvio Berlusconi dice di essere stato vittima di «una congiura» per fare cadere il suo governo e favorire la nascita di quello tecnico che «era già  pronto». È stato, rileva, «un grave vulnus della democrazia rivolto non tanto verso di noi, ma verso gli italiani che hanno eletto una maggioranza e un governo». E, soffermandosi sulla genesi dell’esecutivo guidato dal Professore, sostiene che «se non ci fosse stato quel vulnus io, in questo momento, sarei ancora presidente del Consiglio e le cose in Italia non sarebbero andate così male».
Il Cavaliere evoca il complotto, glissa sulla circostanza di essere stato uno dei fautori dell’esecutivo del Professore, sostiene di averne propiziato la formazione costretto dallo stato di necessità . Lo abbiamo deciso, argomenta, «perché altrimenti con la speculazione finanziaria che si è fatta a partire da giugno, con la posizione dei grandi giornali, di certi partiti in Europa sarebbe stato per l’Italia un danno maggiore entrare in una crisi, in un periodo elettorale molto convulso». Ed è appunto per capire come si è arrivati a quella situazione che l’ex premier annuncia: «Se vincerò, subito istituirò una commissione di indagine per scoprire perché è caduto il mio governo». Il Cavaliere, accompagnato dalla giovane fidanzata Francesca Pasquale, è appena sceso dal Frecciarossa che da Roma lo ha portato a Milano, dove all’ora di pranzo si incontrerà  con i dirigenti del Carroccio per definire l’alleanza in Lombardia, da replicare poi in tutta Italia. E i bersagli della sua vis polemica sono Mario Monti, Gianfranco Fini e i centristi che lo sostengono nel progetto di dare vita a uno schieramento che disarticoli il bipolarismo.
«Ho sentito dire da Monti e da altri ministri — afferma — che eravamo sull’orlo del burrone, della catastrofe. Queste cose qua sono delle mascalzonate». E poi accusa il premier dimissionario di «avere fatto delle promesse da marinaio: non me l’aspettavo dopo le reiterate dichiarazioni e la promessa fatta a me, a Napolitano e agli italiani, che non avrebbe utilizzato l’esposizione mediatica per una sua ulteriore presenza in politica: che delusione, che caduta di credibilità ». Monti, incalza il Cavaliere, «si è presentato con una caduta di credibilità  rilevante, essendo già  senatore a vita, senza presentarsi nelle liste elettorali ma assumendo il ruolo di leader della coalizione di partitini del centro, ma mettendo fuori un programma scritto in gran parte dal giuslavorista Piero Inchino che ha lasciato il Pd. Un programma in quasi totale sintonia con quello del Pd». Se ne deduce, afferma il Cavaliere, che «l’intenzione di Monti è quella di fare da ruota di scorta del Pd». Ma, aggiunge, non credo che «gli italiani moderati cadano in questo tranello». E, invece, occorre «passare dall’austerità  alla politica di sostegno dell’economia. Bisogna mettere in pratica quella ricetta del benessere propria del pensiero liberale: meno tasse sulle famiglie, meno tasse sul lavoro e sulle imprese uguale più consumi, più produzione e più lavoro, uguale più fondi nelle casse dello Stato così si può aiutare chi è rimasto indietro e si può dare il via a quelle infrastrutture delle quali siamo assolutamente carenti». Sono sereno, dice, perché ritengo che lo schieramento costruito attorno al Professore non prenda voti. «Secondo i sondaggi — sostiene — sono pochi quelli che lo voteranno. Non credo che ci sia una persona consapevole che possa dare fiducia ai vari Fini, Casini, e a Monti».
Il suo rovello, comunque, è quello di essere stato la vittima di una congiura e uno degli attori potrebbe essere l’attuale presidente della Camera Gianfranco Fini, al quale dedica parole cariche di sottintesi e allusioni. «Non si spiega — insinua il Cavaliere — per quale motivo abbia lasciato il partito del quale era cofondatore, praticamente il numero due, il mio successore, per passare all’opposizione e adesso raccogliere l’1 per cento. Bisogna scavare per sapere quali sono state le motivazioni».


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