Redditometro, da Milano a Napoli le spese dei single sotto la lente

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MILANO — Da un lato le entrate dello Stato che crescono del 3,8%, come comunicato ieri dal Tesoro. Dall’altro i nuovi strumenti in campo per la lotta all’evasione, che sta dando buoni risultati: quasi sei miliardi e mezzo di euro nei primi undici mesi del 2012, il 9,3% in più rispetto allo stesso periodo di un anno prima.
La novità  del 2013 è il redditometro, che passerà  ai raggi infrarossi le spese delle famiglie. E se si discosteranno più del 20% dalla cifra che il Fisco ritiene normale per quel nucleo familiare in rapporto al reddito dichiarato, scatteranno i controlli: il contribuente dovrà  dimostrare di non essere un evasore. Insomma, c’è l’inversione dell’onere della prova. Perché il meccanismo si basa sul principio che a una determinata spesa sostenuta deve corrispondere una fonte di guadagno. Il redditometro si applicherà  a partire dai redditi del 2009 e prevede che per 26 tipologie di beni e servizi, sui 56 presi in considerazione, si tenga per valido il valore più alto tra quello dichiarato dal contribuente e quello delle medie dell’Istat. Dopo aver fotografato ieri la situazione delle coppie con uno, due e tre figli, oggi nelle tabelle qui proposte abbiamo considerato i single con meno di 35 anni, di età  tra i 35 e i 64 anni e le persone sole con 65 anni e più, che vivono a Milano, Roma, Napoli. Sono i valori riportati nella serie «Spesa media mensile familiare» dell’Istat, in cui a ogni bene o servizio acquistabile è attribuito un valore medio di spesa per ciascuna delle 11 tipologie di famiglia, considerate in cinque aree geografiche (Nordovest, Nordest, Centro, Sud e Isole). Poiché il Fisco distingue solo tra le cinque macroaree, vivere a Milano o Torino è lo stesso, così come a Roma o Firenze, a Napoli o Terni. In base all’Istat, un single con meno di 35 anni che vive a Milano dovrà  spendere in media al mese poco più di 1.200 euro per il cibo, l’abbigliamento, la casa, il tempo libero, mentre se vive a Roma la spesa presunta sarà  di 891 euro e a Napoli di 808 euro. Nel dettaglio, l’abbigliamento peserà  sul bilancio di un single di età  tra i 35 e i 64 anni per non meno di circa 112 euro se vive a Milano, 100 se sta a Roma e 83 se sta a Napoli.
Per verificare anticipatamente se la propria dichiarazione dei redditi sia congrua con il proprio stile di vita, l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione il «redditest», un software che il contribuente scarica sul proprio computer, in modo che i dati inseriti non lascino traccia sul Web. Il contribuente compilerà  una serie di campi con le spese sostenute durante l’anno (le più importanti) e di cui l’amministrazione è a conoscenza, ad esempio l’acquisto di una casa o di un’auto. Il programma aggiungerà  poi in automatico le spese indispensabili per una famiglia, dal cibo all’abbigliamento, calcolate in base all’Istat e alla propria tipologia familiare. A questo punto scatta il confronto con il reddito dichiarato: il redditest darà  semaforo verde, giallo o rosso a seconda della coerenza con quanto dichiarato o si ha intenzione di dichiarare.
Se cambiano le abitudini di spesa degli italiani per via della crisi, c’è da sperare che l’Istat adegui rapidamente le proprie statistiche. I dati diffusi ieri dal ministero dell’Economia dicono che le entrate sono aumentate, ma a spingere è stata l’Imu mentre l’Iva è in calo. Nei primi 11 mesi del 2012 il gettito complessivo è stato pari a 378,189 miliardi di euro. La tassa sulla casa reintrodotta dal governo Monti ha portato quasi 10 miliardi di euro solo nella prima rata, quella di giugno. Una spinta è arrivata anche dai bolli che, grazie alle novità  per conti correnti e operazioni finanziarie, hanno raddoppiato gli incassi, che hanno raggiunto quota 3 miliardi di euro. Certo, bene per la collettività  e per le casse malate dello Stato ma un salasso per le famiglie che si sono trovate a fare i conti con l’aumento di tutto. E infatti l’Iva ha risentito maggiormente della crisi: il calo del gettito dell’imposta sui consumi è stato in 11 mesi pari all’1,8% ovvero 1,818 miliardi. Giù anche le tasse provenienti dal comparto dei giochi, che nel complesso hanno perso 798 milioni di euro (-6,3%). Gli italiani hanno sfidato meno la fortuna con il lotto, il risultato è oltre mezzo miliardo di euro di gettito (-8,9%) in meno.
Francesca Basso


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