Dall’export al manifatturiero tutti i volti della recessione italiana

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Partendo dal dato fornito dall’Istat pochi giorni fa (il Pil del 2012 al meno 2,2 per cento, sei trimestri di fila in discesa) gli artigiani sono entrati nelle pieghe della crisi e hanno stilato l’intero elenco delle sofferenze. Il 2012, hanno concluso, è stato un nuovo «annus horribilis », per certi aspetti quasi peggiore del 2009.
Anche l’export – considerato da sempre un punto di forza e di resistenza – ha cominciato a dare segni di cedimento: il più 3,7 per cento messo a segno l’anno scorso, fa notare l’Ufficio studi, è quasi interamente dovuto alla crescita dei prezzi, visto che in realtà  i volumi hanno registrato una flessione dello 0,5 per cento. Le conseguenze si sono subito viste sulla produzione del manifatturiero (settore di punta per l’artigianato) che rispetto al 2011 è diminuita del 6,9 per cento, e in tutti i settori a grande consumo energetico. Dalla metallurgia agli alimentari, dalla chimica al tessile anche qui, rispetto all’anno precedente vi è stata una caduta della produzione del 6,1 per cento.
La domanda stessa di energia è caduta del 2,8, quella di gas naturale del 3,9, quella di prodotti petroliferi addirittura del 10,1 per cento. Si è ridotto il traffico autostradale per il trasporto delle merci: meno 4,7 per cento in un anno. E’ diminuita, di conseguenza, l’attività  di manutenzione e riparazione dei veicoli, in calo del 4,4 per cento. Un dato ben peggiore al meno 2,7 registrato nel 2009 e che lievita al meno 7,4 per cento se non si tiene in considerazione l’aumento dei prezzi. Dei consumi si sa: le vendite del commercio al dettaglio sono scivolate in soli dodici mesi del 2 per cento.
Un quadro di sofferenze che si è tradotto in una feroce selezione delle imprese che a penalizzato soprattutto le aziende artigiane (meno 1,39 per cento) e di fronte al quale ora si vogliono «interventi rapidi». Al governo che verrà  Confartigianato chiede, prima di tutto, di «rimettere in moto lo sviluppo». «Vogliamo un fisco più leggero, una burocrazia più semplice e la riduzione del costo del lavoro – precisa Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato – ma è necessario anche un credito più accessibile e un welfare attento alle nuove esigenze di cittadini e imprenditori».


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