Stop Opg: “Questo Paese non sembra nemmeno in grado di prendere in carico un migliaio di persone”

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MILANO – “Il Governo sta lavorando per prorogare la chiusura degli Opg, prevista al 31 marzo secondo la legge 9/2012, al gennaio 2014”. Lo ha detto Stefano Cecconi, presidente del Comitato Stop Opg, durante un convegno organizzato alla Cgil di Milano a partire dal libro “Una via d’uscita”, del giurista brasiliano Virgilio De Mattos (Alphabeta edizioni). “Nel frattempo – continua Cecconi – la Conferenza Stato-Regioni sta discutendo come affrontare la fase transitoria, con un atto che tenti di superare gli Opg senza abolire quelle parti del codice penale che ne sovrintendono all’esistenza. Ma il problema è che questo Paese sembra non sia nemmeno in grado di organizzare la presa in carico di un migliaio di persone”. Nel frattempo i problemi relativi agli Opg e alle persone che vi sono internate vengono soltanto prorogati di qualche mese, ma restano tutti sul tappeto.

La legge 9 prevede che le persone uscite dagli Opg vengano portate in apposite strutture territoriali, ma la situazione è a macchia di leopardo: “In alcune regioni sono già  pronte, ma hanno il problema di regolare i loro rapporti con la sanità  privata e con il Dap -dice il magistrato Francesco Maisto, giudice di sorveglianza del Tribunale di Bologna-. La  Lombardia, per esempio, ha il caso di Castiglione delle Stiviere: in questo Opg ci sono 28 cittadini emiliani, di cui 17 sono in programmi trattamentali esterni. A sua volta, l’Opg di Reggio Emilia ospita 36 residenti in Veneto e 30 internati lombardi. In altre parole, si dovrebbe regionalizzare una legge dello Stato”.

“Ma le regioni dicono di non essere pronte ad accogliere i loro cittadini -dice Valerio Canzian, presidente dell’Urasam-Unione regionale associazioni salute mentale della Lombardia-. Solo alcune si stanno organizzando e sono andate a modificare i primi progetti, presentati un paio di mesi fa, che prevedevano ‘mini Opg’ in cui comunque le persone sarebbero state recluse: rispetto a questa proposta, regioni come Toscana, Emilia, Marche, Puglia hanno fatto marcia indietro, puntando a valorizzare le attività  sul territorio. Se in questi mesi c’è la proroga della chiusura, gli assessori devono provare ad andare in questa direzione, cambiando l’approccio che ha dominato negli ultimi anni, cioè che l’esclusione funziona più dell’inclusione. Ora bisogna insistere sul funzionamento dei servizi di salute mentale”.

“Io, invece, temo che il problema degli Opg venga delegato al mondo penitenziario -dice Alessandra Naldi, garante dei detenuti di Milano-: il carcere però non è un luogo dove la gente si cura, ma dove la gente si ammala. Bisognerebbe smetterla di pensare al carcere come a un posto doce mettere i problemi che la società  non riesce ad affrontare”.

Come spesso accade, però, dove lo Stato non arriva ci mette una pezza il terzo settore: come ha fatto Andrea Materzanini, direttore del Dipartimento di salute mentale di Iseo (Bs), tra i fondatori di Cascina Clarabella: un agriturismo e casa di produzione di vini biologici nel cuore della Franciacorta, che da’ lavoro a 64 persone affette da schizofrenia, tra cui alcune uscite dagli Opg, che grazie al lavoro hanno intrapreso un felice percorso di recupero. Per informazioni, www.cascinaclarabella.it. (ar)

 

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