Cresce il debito, dilaga l’austerità
Per il versamento dei debiti della pubblica amministrazione a imprese e enti locali crescerà fino al 2,9%. Ancora ieri la Commissione europea ha confermato che l’Italia può uscire dalla procedura d’infrazione per il deficit alto a fine maggio. Quello del 3% è «un target nominale, più importante è l’intenzione politica dei paesi a proseguire con le riforme e la politica». Si deciderà dopo la formazione del governo. I singoli casi nazionali vedono la Spagna al primo posto (10,6%), seguita dalla Grecia al 10% da Irlanda (7,6%), Portogallo (6,4%) e dalla Francia al 4,8%. L’unico paese europeo che ha registrato un surplus è la Germania (+0,2%). Fuori dall’Eurozona il Regno Unito registra un deficit pari al 6,3% del Pil. Sui tagli c’è un accordo bipartisan tra conservatori e laburisti. Nell’Eurozona, dove tutti i paesi hanno praticato le politiche di austerity il deficit è al 3,7% in discesa rispetto al 4,2% del 2011.
In Italia è il debito a preoccupare: nel 2012 ha toccato il 127% e nel 2013 arriverà al 130%, come previsto dal documento di Economia e Finanza presentato dal governo Monti. Quello italiano è il terzo debito europeo dopo Grecia e Portogallo. Quello dell’Eurostat è un avvertimento al prossimo esecutivo: la strada resterà stretta e in salita. Impedirà il taglio delle tasse cone l’Imu e l’aumento di un punto dell’Iva previsto a luglio. E, con ogni probabilità renderà necessaria una manovra finanziaria da 1,4 punti di Pil a partire dal 2015, quando cioè scadrà la tassazione indiscriminata sulla prima casa dell’Imu. Attualmente resta un mistero come sarà finanziata la cassa integrazione in deroga, i contratti precari in scadenza nella P.A. Una situazione ricorrente in Europa dove le politiche di austerità hanno aumentato il rapporto debito/Pil al 90,6%, era all’87,3% nel 2011.
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