I danni da fame e malnutrizione ci costano 500 dollari a testa
ROMA — Il mondo ha un problema con il cibo. Diametralmente e drammaticamente opposto, a seconda delle latitudini dalle quali lo si guarda. Ci sono due miliardi di persone che soffrono per la malnutrizione, per l’assenza di cibo, quasi 900 mila patiscono letteralmente la fame.
Dall’altra parte del globo, invece, si conta un miliardo e 400 milioni di persone che di cibo abusano, lo buttano via per abbondanza, lo maltrattano: sono scientificamente sovrappeso. Mezzo miliardo è addirittura obeso. Numeri difficili da digerire.
Numeri del rapporto Sofa (State of food and agricolture) della Fao presentato ieri e accompagnato da un sentito messaggio di José Graziano, il direttore generale di questa organizzazione dell’Onu. Non ha dubbi Graziano: «Occorre lottare fino a quando fame e malnutrizione non saranno del tutto sradicate. Questa deve essere la nostra priorità».
Sono numeri difficili da metabolizzare. Soprattutto se guardiamo le cifre che riguardano i più piccoli: nel mondo c’è più di un bambino su quattro sotto i cinque anni (il 26% per la precisione) che soffre di rachitismo e presenta disturbi della crescita, mentre ben il 31% soffre per la carenza di vitamina A.
Sono numeri che pesano sul bilancio dell’economia mondiale. E pesano davvero parecchio. Nel rapporto Sofa della Fao sono stati fatti i conti, con precisione. Ed è venuto fuori che i costi sociali ed economici della malnutrizione sono alti e pesano per circa il 5% del Pil mondiale equivalente a 3,5 trilioni di dollari l’anno.
Per capire di che cifre stiamo parlando: un trilione di dollari nel conteggio convenzionale equivale a mille miliardi di dollari. Tradotto ancora: se si divide questa cifra per la popolazione mondiale, viene fuori che il costo della malnutrizione pesa per 500 dollari a persona per ogni cittadino del mondo, neonati e ultrasessantacinquenni inclusi. Il costo principale della malnutrizione è quello che grava sulla parte povera del mondo, su quella che è sottoalimentata: presenta un conto di circa 2,1 trilioni di dollari ogni anno. Ma c’è anche il costo dell’altra parte del mondo, quello ricco, quello che di cibo abusa, e lo butta via per eccessi.
Non è un costo da poco quello delle persone obese e di quelle che sono sovrappeso, di poco inferiore a quello della sottoalimentazione. Anche qui il rapporto Sofa della Fao ha fatto i conti precisi. I costi della parte florida del mondo sono sostanzialmente costi di tipo sanitario e gravano sul bilancio dell’economia mondiale per circa 1,4 trilioni di dollari.
Ammonisce il rapporto mondiale della Fao: «La sfida per i capi di governo è certamente come affrontare la sottoalimentazione, che nell’immediato deve restare la priorità alimentare per la comunità mondiale. Ma al tempo stesso i governi devono mettere in campo strategie per capire come poter prevenire o come far regredire l’emergenza del sovrappeso e dell’obesità».
Lo abbiamo già visto: è una questione umanitaria, questa sfida. Ma anche una questione economica. Di costi e benefici. Spiegano gli esperti della Fao: «L’impegno per i governi è significativo ma anche i ritorni sono alti. Un esempio per capire: investire nella riduzione delle deficienze di micronutrienti scongiurerebbe le morti infantili e migliorerebbe la salute in una ratio tra benefici-costi di 13 a 1».
Una raccomandazione per i governi: adottare regole che promuovano l’efficienza, la sicurezza e la qualità alimentare; investire nella ricerca e nella formulazione dei prodotti; guardare con attenzione ai consumatori promuovendo tra l’altro campagne di informazione e sensibilizzazione alimentare.
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