La stella russa del salto «portavoce» di Putin nella battaglia anti-gay

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MOSCA — Ieri ha tentato di fare marcia indietro, ma certo hanno lasciato il segno le affermazioni della campionessa di salto con l’asta Yelena Isinbayeva sui diritti degli omosessuali: «i russi, a differenza degli altri europei, sono gente normale, standard, ragazzi con donne e donne con uomini, tutto deve essere giusto qui; viene dalla storia». E quindi nessuna propaganda a favore della comunità gay e dei loro diritti, come prescrive la legge recentemente fatta approvare dal presidente Vladimir Putin. Insomma per l’atleta che ha stabilito 28 record mondiali e che è popolarissima in tutto il mondo, è giusto che in Russia chi si azzarda a sventolare una bandiera con l’arcobaleno, considerato il simbolo del movimento per i diritti degli omosessuali, rischi di andare in galera. Posizione opposta a quella della saltatrice svedese Emma Green Tregaro e della sua connazionale Moa Hjelmer, che giovedì sono scese in pista con smalto multicolore sulle unghie. E dell’ottocentometrista americano Nick Symmonds che ha risposto ironico alla collega russa: «indovina Yelena, una larga porzione della popolazione del tuo Paese è costituita da normali, standard omosessuali». Symmonds avrebbe voluto indossare un distintivo con l’arcobaleno, ma gli è stato spiegato, secondo quanto ha riferito, che avrebbe rischiato l’arresto. Così i mondiali di atletica sono diventati la prova generale di quello che potrà accadere l’anno prossimo a Sochi, dove sono in programma le Olimpiadi invernali. Il Comitato Olimpico ha già chiesto chiarimenti al governo russo sull’esatto significato della legge per gli atleti che parteciperanno, visto che le norme del Cio stabiliscono sia il divieto di propaganda politica o di altro tipo che quello di discriminazione nei confronti delle minoranze. Un atleta gay, quindi, rischierà di finire in mano alla polizia per?propaganda se semplicemente si dichiarerà? Giovedì la Isinbayeva aveva affrontato la questione richiamandosi alla necessità di rispettare le leggi locali. E sostenendo che le atlete svedesi avevano mancato di rispetto al Paese e alla gente. Poi si era imbarcata in una serie di giudizi personali che sono apparsi decisamente fuori luogo, arrivando ad affermare che la Russia non ha mai avuto alcun problema con gli omosessuali. Dopo le reazioni internazionali, ieri sono arrivate le precisazioni e i distinguo. Anche se da tempo la Isinbayeva vive a Monaco e parla correntemente l’inglese (oltre, probabilmente, al francese), ha sostenuto di essersi espressa male in una lingua che non è la sua. «Io rispetto le opinioni degli altri atleti e sono contro qualsiasi discriminazione nei confronti dei gay a causa della loro sessualità, come stabilito dalla carta olimpica», ha dichiarato, evidentemente consigliata da qualche esperto.?«Volevo solo dire che la gente dovrebbe rispettare le leggi degli altri Paesi, specialmente quando si è ospiti». Posizione politicamente corretta. Ma che probabilmente non corrisponde ai reali sentimenti della saltatrice. Che poi sono quelli della maggioranza dei russi i quali, secondo un sondaggio, appoggiano nel 76% dei casi la legge di Putin.
Fabrizio Dragosei


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