Utili discutibili, penali senza copertura tutti gli interrogativi sui conti

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MILANO.NOME in codice: “Project Angel”, progetto Angelo. Autore: PriceWaterhouseCooper (Pwc) per conto di Poste Italiane. Tema: una due diligence «riservata e confidenziale» su alcuni delicati aspetti del bilancio Alitalia.
OBIETTIVO: consentire alla società di Massimo Sarmi di valutare l’ingresso (oggi un fatto compiuto) nel capitale dell’ex-compagnia di bandiera. Risultato: un rosario di dubbi e allarmi su diversi dati contabili del gruppo – compresa una potenziale sovra-stima degli utili degli anni scorsi – e un caldo consiglio alla prudenza: «Qualora fossero confermate le informazioni disponibili (lo studio è dell’8 novembre scorso, ndr) circa l’ulteriore deterioramento della performance operativa e il peggioramento della situazione finanziaria di Alitalia – dice papale papale Pwc – potrebbe essere necessario un ulteriore apporto di capitali rispetto alla manovra finanziaria da parte dei soci e dei soggetti terzi».
Il 2013, scrive il rapporto, si chiuderà con perdite operative per 243 milioni, molto più dei 183 milioni di rosso previsti fino a pochi mesi prima. Se il piano industriale dell’ad Gabriele Del Torchio non darà risultati in tempi rapidi e se Etihad rinuncerà ad
entrare in Alitalia – dice in sostanza Price – i 300 milioni appena versati dai soci (compresi i 75 con cui Poste è diventata azionista al 20%) potrebbero non essere sufficienti per tenere in rotta la società.
Le 68 pagine del Project Angel (di seguito raccontiamo le conclusioni principali) fanno la radiografia senza sconti a quattro voci dei conti: impegni e garanzie, contenziosi, avviamento e contratti di leasing e rapporti con Air France. Il cda di Poste – che con scrupolo ha affidato ai revisori questo lavoro proprio per evitare sorprese – ha deciso lo stesso di tirare dritto e di entrare in Alitalia, tenendo conto delle valutazioni dell’advisor Citigroup. Il successo del riassetto e l’arrivo degli arabi, sono convinti gli uomini di Sarmi, saranno sufficienti per non materializzare i fantasmi evocati da Price I profitti (forse) gonfiati La prima criticità messa in evidenza da Pwc sono gli accordi di rinegoziazione di contratti di fornitura sottoscritti con alcuni partner strategici tra cui Air France.
Questa partita di giro ha consentito ad Alitalia di iscrivere a bilancio tra 2011 e il 2013 134 milioni di ricavi straordinari. Una pratica dubbia secondo i principi contabili internazionali ma che ha consentito di “abbellire” il suo risultato operativo «del 25% nel 2011 e del 47% nel 2012». «L’attuale situazione di debole performance operativa di Alitalia – continua la due diligence – potrebbe mettere a rischio la continuità dei contratti con richiesta di pagamento delle penali». Che potrebbero arrivare fino a 108 milioni di
cui 32 legati solo ai rapporti dare avere con Parigi
Il nodo dei contenziosi
Altro capitolo grigio per Pwc è quello dei contenzioni giudiziari. Sul tavolo di Alitalia sono depositate ben 2.700 cause con richieste danni per 470 milioni. A fronte di questi rischi sono stati invece messi a riserva solo 1,4 milioni. Troppo poco, lascia intendere Pwc. Ben 293 milioni sono legati alla questione Windjet e in questo caso la compagnia di Roberto Colaninno è convinta di essere dalla parte della ragione. Toto, l’ex patron di Air One, ha chiesto 120 milioni di danni ed è a sua volta oggetto di richieste di risarcimento di Alitalia. E qui si dovrebbe chiudere con una compensazione. Restano invece aperti casi più scivolosi come la richiesta di 14 milioni da parte di Aeroporti di Roma e i contenziosi con i dipendenti. Il recente patteggiamento a 38 milioni ha consentito invece di archiviare la richiesta da 300 milioni dell’Agenzia delle Entrate per il leasing delle società irlandesi.
Avviamenti e Mille Miglia
Price accende un faro anche sulle valutazione della società partecipate. Il valore d’avviamento rischia di essere sovrastimato in caso di ulteriore frenata del business. Fattore che potrebbe erodere di nuovo il patrimonio aziendale obbligando i soci a rimettere mano al portafoglio. Dubbi sembrano esserci anche sulla valutazione da 151 milioni data a inizio anno ad Alitalia Loyalty – il Programma Mille Miglia – in un’operazione che ha consentito di tenere a galla il gruppo senza spremere le tasche degli azionisti. La cifra, mette nero su bianco Pwc, è stata calcolata con assunzioni «particolarmente sfidanti». Più che un valore reale, dice il consulente, si tratta di un «valore potenziale» tutto da verificare alla prova dei fatti. Nel mirino pure i contratti di leasing, specie quelli con Toto, «troppo onerosi» come ha ammesso Alitalia e oggi in effetti in rinegoziazione.
I rapporti con Air France
L’ultima area a rischio è la possibile rottura (altamente improbabile) con Air France. Si tratterebbe di un divorzio salatissimo per Alitalia. I vertici della compagnia – è scritto in “Project Angel” – stimano in 100 milioni le penali da pagare. Ma si tratterebbe del male minore: Alitalia è legata ormai in modo quasi indissolubile a Parigi. L’intesa garantisce tra 251 e 271 milioni di ricavi l’anno e 136-164 milioni di utile operativo. Le sinergie valgono 414 milioni.


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