Golpe in Bur­kina Faso, resistenza in ogni città

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Popo­la­zione mobi­li­tata in tutto il paese, scio­pero gene­rale a oltranza, le orga­niz­za­zioni poli­ti­che e quelle assai dina­mi­che e par­te­cipi della società civile che chia­mano alla resi­stenza, i media oscu­rati che con­ti­nuano a infor­mare i cit­ta­dini attra­verso i social net­work, il lea­der del Con­si­glio nazio­nale di tran­si­zione Ché­rif Sy che sfida i gol­pi­sti assu­mendo le fun­zioni del depo­sto pre­si­dente ad inte­rim.
Sono le prime rispo­ste al cla­mo­roso colpo di stato mili­tare che in Bur­kina Faso ha inter­rotto bru­sca­mente la fase di tran­si­zione verso le ele­zioni legi­sla­tive e pre­si­den­ziali dell’11 otto­bre pros­simo, facendo ripiom­bare il paese afri­cano in un incubo che si pen­sava archi­viato con l’insurrezione popo­lare del 30 e 31 otto­bre 2014. Quella che portò alla cac­ciata del dit­ta­tore Blaisé Com­paoré, dopo 27 anni filati di regno asso­luto sul «paese degli uomini inte­gri». Il Bur­kina Faso, appunto, reso tale dalla rivo­lu­zione di Tho­mas San­kara, nel 1983, sof­fo­cata quat­tro anni dopo con la sua eli­mi­na­zione da parte dello stesso Com­paoré, con dif­fuse com­pli­cità internazionali.

Da ieri – come pro­cla­mato alla tv nazio­nale dal tenente-colonnello Mama­dou Bamba a nome di un sedi­cente «Con­si­glio nazio­nale della demo­cra­zia» – il nuovo uomo forte del paese è Gil­bert Dien­deré, già capo di stato mag­giore e brac­cio destro di Com­paoré. E se quest’ultimo dell’omicidio di San­kara è con­si­de­rato il man­dante, Dien­deré viene da più parti indi­cato come l’esecutore mate­riale, il respon­sa­bile dell’operazione che portò all’arresto e poi all’omicidio del «Gue­vara afri­cano» nel 1987. Mer­co­ledì era a capo anche del drap­pello di pre­to­riani della ex guar­dia pre­si­den­ziale che ha inter­rotto a Oua­ga­dou­gou il con­si­glio dei mini­stri, sciolto il governo e il Con­si­glio nazio­nale di tran­si­zione. Per poi trat­te­nere con­tro la loro volontà il pre­si­dente Kafando, il pre­mier Isaac Zida e un numero impre­ci­sato di ministri.

Nean­che i più pes­si­mi­sti e disto­pici osser­va­tori avreb­bero scom­messo su un colpo di coda così con­ge­gnato. A tor­nare in scena sono fan­ta­smi del pas­sato in pieno stile, espo­nenti a vario titolo del vec­chio regime che avreb­bero voluto dire la loro nelle urne, se non fos­sero stati dichia­rati ine­leg­gi­bili. Da qui l’esigenza di «entrare in azione», come ha dichia­rato ieri Dien­deré a Jeune Afri­que, per scon­giu­rare la «desta­bi­liz­za­zione pre-elettorale» e pro­ce­dere a un voto «inclu­sivo». Con in pista quindi gli ede­renti al Con­grès pour la Démo­cra­tie et le Pro­grès (Cdp), i nostal­gici di Compaoré.

Tra le misure prese ieri dai gol­pi­sti, la chiu­sura delle fron­tiere ter­re­stri e aeree fino a nuovo ordine, il copri­fuoco in vigore dalle 19 alle 6 del mat­tino, l’oscuramento dei prin­ci­pali media bur­ki­nabé a par­tire da Oméga Fm, l’emittente indi­pen­dente che si era già distinta nella coper­tura capil­lare dei fatti di un anno fa e che mer­co­ledì ha subito un raid distrut­tivo da parte dei mili­tari del Régi­ment de la Sécu­rité Pre­si­den­tielle (Rsp). Inter­rotte le tra­smis­sioni, ieri ha dirot­tato su Face­book le sue dirette. Para­dos­sal­mente, men­tre i gol­pi­sti entra­vano in azione, a Oua­ga­dou­gou gior­na­li­sti pro­ve­nienti da 35 paesi erano impe­gnati nella sesta edi­zione del Festi­val Inter­na­tio­nal de la Liberté d’Expression et de la Presse (Filep).

Tutt’altro che silen­ziose anche le orga­niz­za­zioni della società civile più espo­ste e attive. A par­tire dal Balai Citoyen, che ha invi­tato i cit­ta­dini a mani­fe­stare in Place de la Révo­lu­tion, nella capi­tale, e alla «resi­stenza in ogni quar­tiere». Il rap­per Smoc­key Bam­bara, che ne è forse l’esponente più auto­re­vole, è riu­scito a met­tersi in salvo men­tre i mili­tari attac­ca­vano il suo stu­dio di regi­stra­zione. Ha chia­mato tutti a «uno sforzo una­nime nei pros­simi giorni» per­ché «non ci saranno altre chance di cam­biare il paese». Anche Samsk le Jah, un altro artista-portavoce del movi­mento, dato ini­zial­mente agli arre­sti, ha fatto sapere di essere in un luogo sicuro. Van­da­liz­zata la sua abitazione.

A Bobo Djou­lasso, seconda città del paese, la gente è scesa in piazza tra place de la Nation, place Tiéfo Amoro de e place de la Femme. È stata sac­cheg­giata la sede locale del Cdp, il par­tito dell’ex dit­ta­tore (che ieri è arri­vato in Congo-Brazzaville pro­ve­nie­nete dal Marocco). La pro­te­sta nel pome­rig­gio ha preso la forma di un cor­teo moto­riz­zato, dove lo slo­gan più ricor­rente era «No a Gil­bert Die­deré». Col­pito nei suoi beni a Yako, il vil­lag­gio natale, dove i man­fe­stanti hanno dato alle fiamme la sua abi­ta­zione e quella di Eddie Kom­boigo, can­di­dato pre­si­den­ziale del Cdp.

Il bilan­cio dei disor­dini, a seconda delle fonti, oscilla tra una vit­tima e una doz­zina. Ora si trat­terà di veder quale sarà nelle pros­sime ore la rea­zione dell’esercito.



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