Roma. Rivolta contro le famiglie rom dei residenti di Torre Maura

A Torre Maura, estrema periferia est di Roma, dove gli abitanti si sentono abbandonati e relegati ai margini della società, è bastata la scintilla dell’arrivo di 75 persone di etnia rom, di cui 33 bambini e 22 donne, delle quali tre in avanzato stato di gravidanza, per far divampare la protesta xenofoba. Le famiglia rom, considerate in stato di «fragilità sociale», sono state trasferite nella struttura che prima era adibita all’accoglienza dei richiedenti asilo da un centro comunale distante solo tre chilometri.
Eppure, ai residenti di Torre Maura è parsa un’invasione: cassonetti rovesciati e mandati in fiamme, grida e insulti alla volta delle famiglie e strattoni agli operatori che stavano distribuendo i pasti ai nuovi ospiti di quella che una volta era una clinica di riabilitazione, nel VI Municipio. «Devono morire di fame», avrebbero urlato i residenti scesi in strada calpestando i panini destinati ai rom.
Alla trentina di persone che per prime ieri pomeriggio hanno iniziato la protesta, si sono aggiunte altre e tra di loro, soprattutto, si è notata la presenza di alcuni dirigenti di Casapound. Naturalmente a cavalcare la protesta ci ha pensato subito anche Forza Nuova che incita alle «barricate» contro la «sostituzione etnica». La calma è stata poi riportata a fatica dalla polizia in tenuta antisommossa ma c’è chi promette di dare fuoco alla struttura. «I residenti – spiegano le associazioni locali – non sopportano che la zona venga trattata come la discarica di tutti i problemi cittadini».
* Fonte: IL MANIFESTO
Foto di Momir Kostic da Pixabay
Related Articles
24 ore senza di noi: oggi il primo marzo migrante e precario
Oggi manifestazioni e scioperi decentrati e coordinati in 20 città europee. Sono stati promossi dal «Transnational Social Strike Platform» di Poznan. In Italia a Milano, Napoli, Foggia, Bologna
La madre di Arrigoni: ‘Risparmiate la vita di chi ha ucciso Vittorio’
L’appello alle autorità di Hamas della madre dell’attivista ucciso a Gaza
“So che a Gaza vige la pena di morte. I presunti esecutori dell’omicidio di Vittorio, se ritenuti colpevoli, verranno quasi sicuramente uccisi. Io sono contro la pena di morte, e anche Vittorio lo era.
CARCERE Un’occasione da cogliere
Rimasto un po’ indietro rispetto alla linea, il Giornale dei Berlusconi ieri ospitava il solito pezzo contro la ministra Cancellieri, favorevole all’amnistia, attaccandola perché «libera i detenuti». L’articolo torna utile, serve a fare chiarezza. Da ventitré anni a questa parte – tanti ne sono passati dall’ultima amnistia – la battaglia per gli unici provvedimenti in grado di riportare in una condizione minimamente civile le carceri e i tribunali italiani, scandalo europeo, la battaglia cioè per l’amnistia e per l’indulto, non è mai stata una battaglia della destra.