Le alternative ci sono: 102 ragioni per fare una legge di bilancio diversa

Le alternative ci sono: 102 ragioni per fare una legge di bilancio diversa

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Quest’anno la 21esima «contromanovra» di Sbilanciamoci può essere letta come la legge di bilancio che il governo Conte bis avrebbe potuto fare. Tuttavia ha scelto la strada «vorrei, ma non posso, è una manovra del galleggiamento» sostiene Giulio Marcon portavoce della rete composta da 49 associazioni che firmano le 102 proposte presentate ieri alla Camera, tra le quali ci sono Arci, Legambiente, Wwf, Emergency, Action Aid, Cnca, Antigone e Fish. La prospettiva, secondo Marcon, richiede «un’intelligente politica di sforamento dei vincoli e dei trattati europei», ad esempio lo scorporo degli investimenti ambientali e sociali dal computo del rapporto Deficit-Pil». L’ipotesi è stata parzialmente annunciata dal governo, nella parte sull’ambiente, ma attende un accordo con la nuova commissione Ue Von Der Leyen per gestire i fondi stanziati a questo scopo. Nel corso della presentazione del progetto è stato evidenziato che i 50 miliardi annunciati nella Nota di aggiornamento (Nadef) corrispondono a un ben più esiguo stanziamento di 29 miliardi spalmati fino al 2034. In secondo luogo, Marcon ha auspicato una rimodulazione delle aliquote Iva che oggi impegnano gran parte della manovra: 23 miliardi su 36. «Non è accettabile che si paghi il 10% di Iva su un barattolo di tartufo e il 22% sugli assorbenti».

Con una manovra da poco più di 46 miliardi, Sbilanciamoci propone di ridurre le tasse per i due scaglioni più bassi di reddito dove sono concentrati i lavoratori con i salari più bassi e quelli del ceto medio: un punto in meno di Irpef sui redditi fino a 28 mila euro e due nuovi scaglioni con un’aliquota del 55% per reddito tra 100 e 300 mila euro; il 60% per chi guadagna oltre 300 mila euro. Con l’Irpef sulle rendite finanziarie e la riduzione della franchigia per la tassa di successione sarebbero assicurati 10 miliardi. Inoltre una tassa sulle transazioni finanziarie porterebbe introiti da 3,7 miliardi. Dal lato fiscale si ipotizza inoltre una riduzione dell’Ires per le imprese che potrebbe generare quasi 4 miliardi. Su questi punti il governo ha annunciato una riforma.

Dal punto di vista della politica industriale la campagna propone un piano di investimenti pubblici per un «vero Green New Deal» con risorse da destinare alla «riconversione ecologica dell’economia» e a istruzione, sanità e welfare da finanziare anche con la riduzione della spesa militare con un taglio di 4 miliardi, a cominciare da quello degli F35. In questa cornice si parla di destinare subito più di 5 miliardi di euro alla cultura, all’istruzione e alla ricerca pubblica. Il ministro dell’Istruzione Fioramonti ne ha chiesti tre e ha annunciato che intende dimettersi se, a fine anno, non saranno stanziati. Al momento questa cifra non c’è. Tra le misure c’è un investimento sul diritto allo studio e l’ediliza scolastica, un piano di assunzione di 3.300 ricercatori nel 2020 e un fondo adeguato per il dottorato di ricerca. Sull’ambiente si parla di ammodernare e potenziare le infrastrutture esistenti, soprattutto al Sud, con 2,2 miliardi, sostenere la lotta contro l’abusivismo edilizio e la messa in sicurezza dei territori con 600 milioni. Contro l’emergenza climatica la proposta è introdurre la rendicontazione dei cambiamenti climatici negli investimenti. Sulle politiche sociali Sbilanciamoci propone un investimento di quasi due miliardi sui diversi fondi sociali esistenti e politiche alternative alla monetizzazione e alla privatizzazione dei servizi pubblici. In questo senso si propone la depenalizzazione dei reati minori legati alla droga e l’ampliamento delle misure alternative al carcere con risparmi per 700 milioni di euro.

* Fonte: Mario Pierro, il manifesto

 

photo by Takver from Australia [CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)]



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