Messico. La polizia spara sulle donne in corteo a Cancún contro i femminicidi

Messico. La polizia spara sulle donne in corteo a Cancún contro i femminicidi

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CANCÚN. La sera dell’ 8 novembre i resti di Bianca Alexis sono stati ritrovati in una busta della spazzatura. Aveva 20 anni. Qualche giorno prima una bambina di 14 anni è stata violentata, una ragazza è stata trovata assassinata dentro a un edificio abbandonato e dieci donne sono riuscite a scappare mentre due uomini incappucciati cercavano di farle salire a forza su un camion.

È il resoconto dell’ultima settimana a Cancún, paradiso del turismo internazionale nello stato messicano di Quintana Roo. Dove sono state uccise 62 donne dall’inizio dell’anno, mentre le vittime in tutta la federazione messicana, dove si calcola che circa 10 donne al giorno rimangono vittime di femminicidio, sono 2.854.

IL 9 NOVEMBRE, 500 PERSONE si sono ritrovate nella strada principale di Cancún, e si sono dirette verso il palazzo municipale al grido di «Non una di Meno», «Giustizia per Alexis» e «Quintana Roo femminicida». A un certo punto i manifestanti assembrati intorno al palazzo hanno sentito gridare da uno dei balconi pesanti insulti indirizzati alle donne e 50 agenti della polizia sono apparsi ai lati dell’edificio in assetto anti sommossa. Durante la prima carica gli agenti hanno cominciato a sparare in aria e ad altezza uomo con pistole e fucili mitragliatori. Mentre la maggior parte dei manifestanti fuggiva in preda allo shock, numerose persone hanno cominciato a trasmettere attraverso le reti sociali quello che stava accadendo.

Nel frattempo il governatore dello Stato, la sindaca e il direttore della polizia statale si rimbalzavano la responsabilità, negando di aver dato alcun ordine per reprimere la manifestazione. Condannavano il vandalismo delle manifestanti e allo stesso tempo promettevano indagini interne.

LA SINDACA MARIA LAZAMA, di Morena, il partito del presidente López Obrador (Amlo), si é spinta oltre, dicendo che non avrebbe mai potuto ordinare di reprimere una manifestazione a favore dei diritti delle donne che, a livello personale, appoggia completamente. A quel punto in molti attraverso le reti sociali hanno cominciato a chiedersi: «Chi comanda in Quintan Roo?».

Alle 22:00 la Guardia Nacional, ha formato un cordone difensivo insieme alla polizia municipale intorno all’edificio comunale. A conclusione di una giornata durante la quale una giornalista e un giornalista sono rimasti feriti da colpi di arma da fuoco mentre altri due sono stati pestati mentre provavano a difendere la loro attrezzatura dalla polizia. Sono state arrestate 8 persone e i feriti tra i manifestanti non si contano.

LA PRIMA VERSIONE della polizia affermava che i colpi erano a salve e che nessuno era stato arrestato, ma la smentita è arrivata dalle foto dei bossoli e dalla Commissione per i diritti umani (Cndh) che si trovava sul posto, oltre che dalle testimonianze dei presenti e delle vittime che hanno sporto denuncia presso la Fiscalía General del Estado.

La mattina successiva il presidente Amlo ha annunciato che quel tipo di repressione appartiene ai governi passati e ha promesso un’indagine. Qualche ora dopo il capo della polizia di Cancún, Eduardo Santamaria, è stato incriminato e sollevato dal suo incarico. Al tempo stesso sono sparite la maggior parte delle foto e dei video che documentavano l’accaduto

* Fonte: Alessandro Bricco, il manifesto



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