MA TANTI ANCHE I CANI e gatti rimasti nelle città bombardate: oltre ai randagi, quelli che i loro padroni non hanno potuto portare via e hanno dovuto abbandonare e quelli degli asili che in molti casi hanno subito danni o sono rimasti senza scorte di cibo. Quelli che non sono morti vagano terrorizzati, assetati, affamati, feriti per le strade di luoghi desertificati o distrutti.

MAI COME IN QUESTA occasione in tutta Europa gli attivisti di diverse associazioni ambientaliste hanno fatto rete per soccorrerne il più possibile e aiutare le persone che erano riuscite in qualche modo a portarsi nella fuga i loro animali. In Italia la Lav (Lega Antivivisezione) oltre a dare supporto a chiunque fosse arrivato in Italia con il proprio animale tramite le sue 50 sedi, con i suoi volontari si è recata in Ucraina per trasferire decine di cani e gatti e sta supportando con l’invio di cibo, farmaci e denaro diverse strutture, fra cui un santuario per animali selvatici di Kiev.

HUMANE SOCIETY international (HSI) Italia, grazie alla collaborazione con le associazioni veterinarie d’Europa, fornisce assistenza gratuita agli animali dei rifugiati. Inoltre, grazie a cooperazioni strategiche con la Croce Rossa romena e ucraina, ha inviato forniture per cuccioli anche dal confine con l’Italia grazie al supporto logistico dell’Autoporto di Fernetti. Tramite la campagna Emergenza Ucraina, l’Oipa (Organizzazione Internazionale protezione Animali) ha distribuito tonnellate di cibo e materiale riuscendo a raggiungere anche rifugi piccoli, remoti e che avevano subito distruzioni. Anche l’Enpa ha dato il suo contributo inviando cibo e materiali e ospitando nelle sue strutture gli animali domestici abbandonati recuperati da volontari locali. In Ucraina ci sono anche i volontari di Save the Dogs and other Animals, l’associazione che tutela la salute e il benessere degli animali domestici che ha sede in Italia e in Romania dove, da anni, combatte il randagismo endemico sul territorio.

IL GIORNO DEL PRIMO anniversario della guerra è stato presentato Animali in Guerra: l’impatto del conflitto in Ucraina su cani e gatti, il bilancio di un anno di lavoro che ha coinvolto oltre 400 volontari e diverse associazioni. Il report si apre con la testimonianza dell’inviato Rai Gianmarco Sicuro, da Prybuz’ke, un villaggio posizionato poco a sud di Mykolaiv , che nelle prime settimane di guerra si trovava esattamente sulla linea del fronte. Il giornalista stava seguendo un’unità militare il cui obiettivo era quello di recuperare eventuali famiglie ancora bloccate in qualche bunker.

NEL VILLAGGIO LE PERSONE erano andate tutte via, ma erano rimasti tantissimi animali. Centinaia di cani ma anche gatti, mucche, cavalli, oche, galline, maiali. Destinati a una lenta agonia, senza cibo e sotto le bombe. Con l’attivazione di Save the dogs e di una rete di volontari ucraini, il cibo da lì a poco ha cominciato ad arrivare e da quel momento si è formata una squadra che è andata allargandosi e rafforzandosi. Nel report ci sono le storie di animali e delle loro famiglie in fuga dalle bombe, le voci e i volti dei volontari, le testimonianze dei rifugi aiutati e anche un resoconto dettagliato con numeri di quanto fatto sia al confine, in Romania, che in Ucraina: il numero di animali assistiti, le quantità di mangime inviato e beni materiali distribuiti in Ucraina, il totale delle spese sostenute (poco più di 900.000 euro), e anche una stima di quello che c’è ancora da fare.

UN BILANCIO DI UN ANNO di lavoro ma anche un prezioso momento di confronto fortemente voluto da Save the Dogs per analizzare il primo conflitto che ha acceso i riflettori sulla sofferenza degli animali e sul legame con le loro famiglie che neanche una guerra può spezzare; sulla forza della cooperazione internazionale, che ha permesso di costruire una rete di aiuti legando ad uno stesso obiettivo associazioni umanitarie, animaliste, cittadini e volontari, quello di alleviare le sofferenze del popolo ucraino; sulla necessità di un nuovo approccio nella gestione dell’attuale crisi e del dopo guerra che deve tenere conto anche della dimensione del benessere animale accanto a quello umano.