“Ecco i tesori d’Italia salvati dal cemento”

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ROMA — Una doppia gara per salvare l’Italia. Da una parte una maratona della bellezza, che domenica prossima coinvolgerà 90 città con percorsi alla riscoperta dei tesori dimenticati. Dall’altra un cammino più lento per comprendere le ragioni dello smottamento del Paese e individuare la terapia per arrestare, assieme alle frane, l’impoverimento di settori vitali come il turismo, le infrastrutture, la sicurezza, un impoverimento che ha riflessi importanti sullo stato generale dell’economia.
«Alla battaglia contro il dissesto idrogeologico siamo arrivati attraverso l’esperienza diretta del danno subito in alcuni dei beni che ci sono stati affidati», racconta Marco Magnifico, vicepresidente del Fai, il Fondo Ambiente Italiano che ha organizzato l’iniziativa. «In quella meraviglia che è la Baia di Ieranto, a Massa Lubrense, ci siamo dovuti rimboccare le maniche e tirar su in fretta i muretti a secco, prima che venisse giù tutto. Nel Bosco di San Francesco di Assisi, se non avessimo pulito il torrente e ripristinato i sentieri sarebbe stato un disastro. E lo stesso vale per posti come il Castello Masino, in provincia di Torino, che si arrampica su una collina franosa, o Punta Mesco, nel parco nazionale delle Cinque Terre».
Preoccupazioni sostenute dai numeri. Come ha ricordato il presidente del Fai, Andrea Carandini, per formare due centimetri e mezzo di suolo fertile ci vogliono 500 anni, ma bastano 10 secondi di ruspa per distruggerli. E nel tempo che serve a bere un bicchiere d’acqua in Italia vengono sepolti dal cemento più di 40 metri quadrati di terreno: dagli anni Sessanta a oggi la superficie urbanizzata è cresciuta del 146 per cento mentre la popolazione aumentava solo del 17 per cento.
«Di fronte a questa situazione non possiamo trincerarci dietro la scusa della mancanza di fondi», ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. «Innanzitutto un primo contributo pubblico di 500 milioni di euro è stato già messo in campo: se venisse ripetuto nei prossimi anni potrebbe diventare il volano per interventi di privati da stimolare con politiche di incentivazione fiscale. E poi ci sono riforme molto efficaci a costo zero. Ne cito due. La prima è una norma che vieta di costruire il nuovo prima di aver recuperato l’esistente: è inaccettabile continuare a dare incentivi per tirar su nuovi capannoni vicino a aree industriali abbandonate. La seconda è spostare il carico fiscale sulle aree agricole non utilizzate».
Ridurre il dissesto, che i cambiamenti climatici tendono sempre più ad aggravare, vuol dire anche aumentare la credibilità del Paese e creare le premesse per un rilancio del turismo capace di far perno sull’accoppiata natura-cultura che rappresenta il vero primato italiano. Per sottolineare questa potenzialità il Fai ha organizzato, assieme al Gioco del Lotto, la maratona di domenica che avrà un tema diverso per ogni città (a Venezia le scale monumentali; a Napoli la riscoperta della Pedamentina, un antico collegamento pedonale dalla certosa di San Martino al centro storico; a Milano un percorso che si snoderà tra luoghi d’arte e di scienza). Dal 7 al 27 ottobre è inoltre attiva la campagna di raccolta fondi «Ricordati di salvare l’Italia»: si può donare da 1 a 10 euro mandando un sms o chiamando il numero 45592.


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