Cota: “No ai permessi temporanei l’unica soluzione è rimandarli indietro”

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TORINO – «L’Italia deve puntare i piedi con l’Europa e con la Tunisia. I clandestini tornino a casa. L’obiettivo della missione di Berlusconi e di Maroni (domani ndr) è questo». Il governatore del Piemonte, Roberto Cota, frena sull’ipotesi del permesso temporaneo per gli immigrati arrivati nelle ultime settimane. Presidente Cota, non è convinto che si debba applicare l’articolo 20 della Bossi-Fini, ipotesi avanzata anche da Berlusconi? «Calma, prima aspettiamo la missione a Tunisi. Maroni sa quello che fa. L’obiettivo e di non tenere i clandestini sul nostro territorio. Il problema è come fermare gli sbarchi e rimpatriare quelli che sono arrivati in tempi rapidi. Questo è il nodo. Lo scopo della gestione dell’emergenza deve essere questo. Non possiamo accogliere tutti gli immigrati del mondo come vorrebbe la sinistra». Con un viaggio a Tunisi si riescono a bloccare gli esodi? «Sì. Il ministro Maroni ci era già  riuscito in passato. L’hanno criticato in tutti i modi. La posizione della Lega Nord è quella giusta, non prenderci a prescindere gli immigrati. Anche oggi la situazione va gestita con determinazione. Il ministro lo sta facendo. Aspettiamo la missione a Tunisi. In Piemonte facciamo fatica ad avere altri immigrati». A Torino rischia di trovarsi una delle più grandi tendopoli del Paese. Come la mette? «Il sindaco Chiamparino ha voluto fare il primo della classe. Se la suoni e se la canti. Non mi ha detto nulla, non sarei stato d’accordo, ma ho taciuto per non aumentare le polemiche in una fase delicata». Il sindaco la racconta in maniera diversa. Sostiene che lei, non più tardi di venerdì, in una telefonata dopo aver sentito Maroni, abbia detto “si” ai clandestini. Cosa ribatte? «Chiamparino non può girare la frittata, scaricando i suoi errori sul governo e sulla Regione. Questo mi fa arrabbiare. Ho saputo della disponibilità  dell’Arena Rock mercoledì, uscito dalla riunione con il governo dove si è raggiunto un accordo sui profughi e non sui clandestini. Ha dato la disponibilità  al prefetto e a Maroni. Non essendo presente alla riunione, mi avesse chiamato gli avrei spiegato la situazione». Il coordinamento dei Comuni del Piemonte non è compito del presidente della Regione? «La Regione non doveva occuparsi di questo. Io non faccio e non farò il coordinamento di niente. In Piemonte c’è già  un Cie. Se si tratta di accogliere profughi, pronti. I clandestini sono un’altra cosa. L’obiettivo è quello di mandarli a casa». Maroni cosa le ha detto al telefono? «Mi ha spiegato la situazione. Il ministro degli Interni se riceve la disponibilità  di un sindaco, cosa deve fare? L’accetta. Io ho fiducia in quello che stanno facendo Maroni e il presidente Berlusconi». Un’emergenza umanitaria si affronta con il “fuori delle balle” di Bossi e lo show del premier a Lampedusa? «La frase di Bossi è un modo per dire che non possiamo prenderci tutti gli immigrati a prescindere. Berlusconi ha il suo modo di fare, ma così ha mostrato l’attenzione del governo per Lampedusa». Il modello proposto dal presidente della Toscana, immigrati divisi in tanti centri, può funzionare in Piemonte? «Non lo so, se si tratta di profughi è già  così, non so a che cosa si riferiva». In questo momento che differenza c’è tra profughi e clandestini? «Un profugo proviene da un Paese in guerra. Se invece arriva con un barcone perché sfrutta il momento è un clandestino. E non può essere solo l’Italia a gestire la situazione, come sottolinea il presidente della Cei, Bagnasco».


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